martedì, aprile 14, 2009

Potere a chi ce l'ha

Crisi economica, terremoti, interventi d'urgenza, salvataggi. Ce ne sono almeno tre al giorno in questo periodo che probabilmente è davvero straordinario. Ma c'è un aspetto che tutta questa fretta si trascina dietro ed è stato ancora poco indagato: il crescente autoritarismo. Potere a chi ce l'ha, sembra essere la parola d'ordine. E tutto quanto è riflessione, analisi, dibattito, studio delle possibili opzioni alternative diventa un'inutile perdita di tempo. Il messaggio del capo è uno solo, l'unico, il migliore possibile. Il passaggio successivo è che chiunque metta in forse questo stato di cose diventa, con un'espressione logora, antipatriottico. L'essere uniti nelle diffficoltà diventa obbligo di ridurre il pensiero a uno.
In Italia lo vediamo con Berlusconi e il suo tentativo di svuotare di poteri il Parlamento, ma anche la stampa ,che finisce sotto attacco se parla delle gaffe internazionali del primo ministro o di quello che si poteva fare e non è stato fatto in Abruzzo. Una breve gita a Parigi con la lettura del settimanale satirico "le canard enchainé" mi ha riportato alla triste realtà che tutto il mondo è paese. Durante il G20, infatti, i giornali francesi hanno preferito tacere su Sarkozy in punta di piedi nelle foto ufficiali con Obama per cercare di colmare i 25 centimetri buoni che li separano. Si tratta ovviamente di sciocchezze. Ma se non si può parlar male del capo sulle scicchezze, figuriamoci sulle cose serie. L'esercizio del potere diventa così l'esercizio della propria autorità e la decisione una cosa sola con il decisore.

sabato, ottobre 04, 2008

Cinque mesi dopo

Fa un po' impressione tornare a scrivere sul proprio blog cinque mesi dopo. Non è stata solo una questione di tempo. E' che ultimamente rifletto su una cosa: ma uno che passa le sue giornate a scrivere, verosimilmente quello che succede, quello che vede, ha davvero bisogno di un blog?

martedì, aprile 22, 2008

E se la lega fosse un bluff?

Alla centocinquantaseiesima inchiesta letta sul Nord che vota Lega, forse per stanchezza, forse per noia, forse perchè ci si rompe le palle peggio che al salone - e fuori salone - del mobile (i non milanesi possono chiamare per avere dettagli), sorge il dubbio: e se l'affermazione della Lega Nord fosse un bluff. Un'ipotesi di scuola ovviamente. Ma analizziamo i dati da un altro punto di vista. Le elezioni del 2006 hanno mostrato che l'Italia è un Paese di centrodestra: nemmeno un governo più inutile che dannoso come quello Berlusconi 2001-2006 ha consentito al centrosinistra super-allargato di vincere nettamente le elezioni. Allora si disse: "Il paese è spaccato in due". Queste elezioni, invece, ci hanno detto una cosa più chiara, cioè che le forze di centrosinistra hanno uno zuccolo duro del 35% mentre il centrodestra ha una quota di elettori fedeli che si avvicina al 50%. Il resto è voto fluido. Non ho paura ad usare il termine voto di protesta. In altre parole un voto non ideologico. Quella fetta di elettori ,che rappresenta il 15-20% dell'elettorato, è spaventato dal futuro e anche un po' molto incazzato. Nel 2006 ha dato fiducia anche a Rifondazione, Verdi & C. Oggi non ha avuto problemi a cercare altre strade come la Lega (che d'altra parte rosicchia voti anche al Pdl).
Nell'ipotesi di scuola la conclusione è poco consolatoria per chi cerca una democrazia matura e bipolare: 1) non si vince al centro, ma aggregando gli incazzati; 2) più si cerca di aggregare forze in superpartiti omogenei più si alimenta la forza centrifuga di nani (percentualmente ovviamente) arrabbiati che possono esplodere in un'elezione per soccombere in quella successiva. E' già successo altre volte alla Lega che dai fasti è scesa sotto il 4% per poi risalire. E' successo - tanto per fare un altro esempio - ai radicali con le elezioni europee dove la Lista Bonino prese, se non ricordo male, qualcosa come l'8%.
Ovviamente è un'ipotesi di scuola. Poi c'è la questione del nord, la sicurezza, la sindrome da accerchiamento degli immigrati e tutte le cose che avete già letto.

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martedì, aprile 15, 2008

Non cambiare governo cambia Paese

Non cambiare governo, cambia Paese. Lo slogan del Pd letto oggi, alla luce dei risultati elettorali che hanno portato a stravincere il centrodestra fa sorridere. Sembra un invito a lasciare l'Italia. Cambia Paese, però, può anche essere un consiglio ancora valido per quel che resta del centrosinistra. Berlusconi, infatti, andrà al governo per la terza volta perchè è riuscito a fornire una rappresentazione credibile del Paese. E più ancora di lui ci è riuscita la Lega Nord. Ci hanno detto che l'Italia è un Paese in via di impoverimento ed è un Paese insicuro. Ci hanno fornito le cause: una tassazione eccessiva e un'immigrazione selvaggia. Ci hanno fornito le risposte: meno tasse (a cominciare da quelle simbolo come l'Ici), meno Stato, meno clandestini in giro a compiere reati.
E il Pd? Ha fatto le stesse analisi, ci ha prospettato le stesse cause e soluzioni appena un po' più umanitarie. E ha perso, più di quello che dicono i risultati elettorali. Se si tolgono i voti drenati a sinistra sarebbe di gran lunga sotto il 30%. Ma non è colpa di Prodi, del suo governo, della litigiosità della coalizione. E' che al centrosinistra manca un romanziere. Cambiare Paese - per il centrosinistra - vuole dire imparare a raccontare l'Italia, i suoi problemi, le sue ricchezze, ma da un altro punto di vista. Il centodestra è oggi l'unica forza in grado di fornire una rappresentazione dei cittadini e dei loro problemi. Raramente, però, negli anni in cui ha governato è riuscita a dimostrare che le soluzioni era buone o applicabili (vedi la Bossi-Fini sull'immigrazione o l'equazione condoni=più cittadini che pagano le tasse=abbassamento della pressione fiscale). Teoricamente, sembra esserci spazio per un nuovo racconto. A patto di trovare scrittori che lo sappiano raccontare.

mercoledì, febbraio 20, 2008

Destra e sinistra


Il Partito Democratico è un partito nuovo. Anche il Popolo delle Libertà è un partito nuovo. Nuovi perchè - mi pare da questi primi accenni di campagna elettorale - puntano a superare il concetto di destra e sinistra. Torna in mente il libro di Bobbio del 1994, Destra e Sinistra. Grandi linee sottolineava che i concetti di destra e sinistra sono reciprocamente esclusivi e congiuntamente esaustivi. E che la sinistra punta a trasformare la società mentre la destra a conservare l'esistente.

Oggi, però riconoscere i concetti di destra e sinistra negli attuali partiti italiani sembra difficile. Se Berlusconi non ha mai accettato di farsi ingabbiare nello schema della destra conservatrice oggi abbiamo anche un Veltroni che non ritiene più sufficiente richiamarsi alla sinistra, nelle varie declinzioni di "centrosinistra", "sinistra riformista", "socialismo" o "socialdemocrazia". Quell'ancora nella cultura della sinistra moderata che ancora era la guida e il credo di Prodi è affondata. Certo l'Unione appariva più come il partito dei consumatori (vedi le libealizzazioni di Bersani) che come una coalizione di centrosinistra ma non aveva rinunciato - paura? - a richiamarsi ai valori della sinistra. Nel partito democratico il tabù è caduto. Non si capisce - nè nel pd nè nel pdl - in nome di che cosa si sia rinunciato a categorie che hanno guidato due secoli di vita politica? Quale sia il sostituto ai concetti di destra e sinistra. E soprattutto se ne possiamo fare a meno.

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martedì, febbraio 05, 2008

L'Italietta dei coraggiosi


Prodi che va in Parlamento a farsi sfiduciare. Veltroni che lancia la sfida a Berlusconi con un partito nuovo che da vecchio ha superato a stento il 30%. Berlusconi disposto a governare anche con la maggioranza che gli darà questa legge elettorale. L'italietta è diventata un Paese di coraggiosi. Gente che va avanti per la sua strada costi quel che costi. Roba da far impallidire uno come Fassino che ci ha messo dieci anni per mediare, mettere pace, tenere unita con uno sputo una coalizione vasta, eterogenea e disomogenea. Ma che alla fine ha governato un anno e mezzo. Cadendo per le manie di grandezza di un Veltroni che dichiara Urbi et Orbi che il pd conquisterà il mondo da solo.

giovedì, dicembre 27, 2007

L'anno che è venuto

Il 27 dicembre scopro da "La Stampa" che Veltroni in fondo - ma in fondo in fondo - è anche per i diritti degli omosessuali e critica la Binetti. Vuole anche impegnarsi in Parlamento a questo proposito. Soltanto che ora è tardi perchè Dini ha deciso di far cadere Prodi. Eh sì Prodi perchè la finanziaria e il pacchetto welfare non piace alla sinistra, ma alla fine cade al centro. Al centro ormai si collocano un po' tutti dal Partito Democratico al Partito del Popolo delle Libertà. Il centro d'altra parte di allarga: bisogna prendere esempio da Putin che l'ha allargato talmente che in Russia c'è solo lui come abbiamo visto alle ultime elezioni e come si vedrà alle prossime presidenziali dove sostanzialmente resta in corsa solo il suo candidato. E dire che la mania del candidato unico perde consensi se anche Fidel Castro sembra aprire per Cuba qualche via democratica. La via democratica che cercano i monaci birmani massacrati dal regime. A raccontare quella storia c'era un amico di Radio Popolare, la radio che io ho abbandonato per tornare a occuparmi di finanza per radiocor (in fondo resta la dicitura radio). Nello specifico mi occupo di immobiliare e capito nel momento della crisi dei mutui il che nell'ambiente potrebbe anche essere interpretato come il segno che porto un po' sfiga. La stessa sfiga che ha un rumeno oggi a vivere in Italia perchè ormai sono tutti ladri e assassini. Certo poi uno guarda gli omicidi di Garlasco o di Erba e scopre che nella provincia delle ronde padane ad ammazzare sono anche i bianchi vicini di villetta. E' la vita bellezza. Sperando che con la moratoria della pena di morte ne risparmieremo qualcuna di vita. D'altra parte i condannati a morte, a volte, si trovano anche sul luogo di lavoro. La ThyssenKrupp di Torino ha fatto scalpore, ma tutti i giorni continua incessante ad arricchirsi l'elenco di signori nessuno che non tornano a casa per gli incidenti sul lavoro. Non sarà colpa del precariato come ci dicono gli esperti? Il dubbio, personalmente, resta. A proposito di dubbi: ma il neopresidente francese Sarkò c'è o ci fa o semplicemente si fa Carla Bruni?
Buon 2008.

venerdì, novembre 02, 2007

Romeni, europei di serie B

C'è una cosa più orrenda dell'uccisione di Giovanna Reggiani: il decreto legge sulla sicurezza. Come abitudine quando la piazza urla, arriva un pronto intervento del governo sottoforma di decreto.

Da ieri i prefetti hanno acquisito il potere di espellere "per motivi di pubblica sicurezza" i cittadini comunitari che "hanno compromesso la tutela della dignità umana o dei diritti fondamentali della persona o l'incolumità pubblica". Un provvedimento ad hoc sull'onda emotiva di un delitto efferato.

Un piccolo passo per la sicuerzza, un bel passo indietro per l'Europa. Un piccolo passo per la sicurezza perchè l'indivuazione preventiva dei cittadini pericolosi è una follia inapplicabile. Un bel passo indietro per l'Europa perchè sarebbe come se io che sono residente a Fossano ma abito a Milano potessi essere espulso dalla Lombardia e rimandato nelle mie pianure a pascolare le vacche.

Il fatto è che da oggi passa il concetto che siamo tutti cittadini europei, ma se sei romeno, rom, slavo o dell'Est lo sei un po' meno.

mercoledì, ottobre 31, 2007

Nuova classe dirigente

Mi hanno convinto: il pd è un soggetto politico nuovo, capace di trovare un nuovo vocabolario che superi l'armamentario ideologico del Novecento. Il pd è soprattutto fatte di persone nuove. Un esempio? Maurizio Martina, neo segretario del pd in Lombardia dopo aver già ricoperto la carica di segretario regionale dei ds. Ieri Martina, il ventinovenne Martina, durante Ballarò ha dovuto rispondere alla domanda: "Con chi và il pd, con la sinistra o con i moderati". La sua risposta è stata chiara è inequivocabile; suonava pressochè così: "Non è una questione di nomi, occorre trovare una convergenza sui programmi. La questione è quella del programma che va costruito e discusso con tutti. Il programma viene prima di tutto. Poi si vedrà l'alleanza".

Ridatemi la dc, quella vecchia.

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lunedì, ottobre 29, 2007

Veltroni: il cavaliere bianco ha preso le redini

"Veltroni e il Pd: solo alleanze omogenee". Il titolo è quello del corriere della sera di domenica. Il migliore, secondo solo al manifesto: foto di Veltroni sullo sfondo e un impareggiabile "Io c'è".

In quel "solo alleanze omogenee" c'è il modo con cui Veltroni intende il Pd. Perchè al di là della boutade - "Potremmo anche presentarci da soli, i sondaggi ci danno al 38,5% - nel "solo alleanze omogenee" c'è a mio avviso l'idea di un partito che guarda ad alleanze di centro.

Prodi ha provato sabato a mettere il cappello a con un'idea - quella del partito democratico - che non è più la sua. Ha rimarcato di essere il presidente del pd, ma qui non si crea un blocco di centrosinistra che sia il perno fra istanze di centro e di sinistra, ma un blocco di centrosinistra che guarda al centro perchè lo ritiene più affine alla sua visione della politica e dell'economia.

C'è già pronto anche il sistema elettorale che accompagni il rimescolamento delle carte, quel sistema tedesco che se passasse sarebbe il preludio al grande centro. Un peccato. Non tanto perchè marginalizza la sinistra, ma perchè toglie uno dei pochi aspetti positivi dell'Italia degli ultimi 15 anni: l'alternanza.

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lunedì, ottobre 15, 2007

il W-day di Veltroni e il V-day di Prodi

Per Veltroni è sicuramente stato il giorno della vittoria: il W-day. Non tanto per la percentuale bulgara con cui ha vinto le primarie, ma soprattutto per i 3,4 milioni di simpatizzanti del centrosinistra che sono andati a votare. E poco importa se avevano i capelli bianchi e non erano giovani, se erano lavoratori dipendenti piuttosto che professionisti: erano 3,4 milioni di persone, una cifra che oltrepassa di gran lunga i tesserati di Ds e Margherita e il segno che il sistema delle primarie piace.

La notizia ha fatto piacere a Prodi? Al di là delle dichiarazioni ufficiali non credo. Se porta 3,4 milioni di persone a votare il centrosinistra non è così malconcio come lo dipingono. Veltroni potrebbe anche andare al voto contro Berlusconi e... potrebbe anche ri8schiare di non perdere. Almeno è quello che crede. E questa non è una gran notizia per il governo Prodi. Al di là dell'ufficialità.

Il W-Day di Veltroni rischia di trasformarsi nel V-Day di Prodi

lunedì, ottobre 08, 2007

De Grillitudine

La finanziaria ai tempi di Grillo, la riforma sul welfare ai tempi di Grillo, il partito democratico ai tempi di Grillo. Riaprire questo blog che prova a parlare di politica dopo un mese di vacanza (dal blog, non dal lavoro) e non parlare di Grillo sarebbe impossibile perchè più del pd, del partito unico del centrodestra e della cosa rossa è stato lui "la politica" delle ultime settimane.

La finanziaria. Certo c'è la casa, la riduzione fiscale alle imprese, ma soprattutto c'è il taglio dei costi della politica. Il provvedimento - l'ha ammesso Prodi - è stato in quelche modo guidato dalla forte pressione messa da Grillo sui partiti, una pressione più forte anche del libro "La Casta" di Stella e Rizzo.

Il welfare. Stiamo tanto a discutere di pensioni e di scalini, ma la vera debolezza della riforma del welfare è sul lavoro precario dove il governo Prodi è stato ben al di sotto di quanto promesso in campagna elettorale. Grillo, da parte sua, era stato uno dei primi a denunciare lo scandalo del precariato nella sezione "schiavi moderni".

Il partito demcratico. Il prossimo fine settimane si vota. Il trio BiVeLe (bindi, veltroni, letta) rischia di subire una bella batosta . Andrà a votare poca gente, sicuramente meno di quella che scelse Prodi. Se poi Veltroni andasse sotto il 70% il Pd subirebbe uno smacco forse definitivo. Grillo gongola, prepara le liste civiche (un altro partito, in buona sostanza) e pesca gli scontenti dell'Unione.

Altro che Veltroni-Berlusconi. Alle prossime elezioni sogno lo scontro Grillo-Buzzanca. Come vuole un Paese intelligente. Intelligente come il ragazzino che l'ltro giorno in metropolitana sfoggiava una felpa con la scritta "boia chi molla".

lunedì, settembre 03, 2007


E se questa settimana Veltroni dicesse che si sente più vicino a Caruso che a Mastella? E se Letta diventasse il candidato al pd dei centri sociali? E se si scoprisse che Maria Vittoria Brambilla ha fondato il Pdl perchè, come Pannella, è stata esclusa dalle primarie del Pd? E se Berlusconi abbandonasse Forza Italia per entrare nel Partito Umanista (giuro che esiste)? E se arrivasse una gelata sulle Borse mondiali perchè Bernanke ha preso il raffreddore?
Qualunque cosa accada, io - modestamente - sono in vacanza. E ripongo la penna del guerriero.

lunedì, agosto 20, 2007

Come risolvere il problema rifiuti in Campania

Come risolvere il problema rifiuti in Campania? Con uno spot. La Regione ha stanziato 700mila euro (mica bruscolini) per realizzare uno spot per sensibilizzare i cittadini campani con la monnezza sotto casa al problema dei rifiuti. Trovate tutto qui. Si dice chiaramente che il bando si pone come obiettivo: "l’affidamento della progettazione e realizzazione di un prodotto televisivo di informazione sull’ambiente in Campania con particolare riferimento alla raccolta differenziata e predisposizione di un piano media per la diffusione di uno spot". Forse 700mila euro (che corrisponderanno allo stipendio lordo mensile di almeno 400 spazzini) dedicati alla pulizia delle strade sembravano una cosa banale.

lunedì, agosto 06, 2007

A chi convengono tre anni di precariato?

Più la guardo, più leggo i giornali e più mi viene da pensare a quel manifesto del pdci: "Se tre anni vi sembran pochi".

Provo a fare un passo indietro per riflettere sul perchè era stata introdotta la flessibilità nel mercato del lavoro. I punti erano sostanzialmente due: gestire fasi di superlavoro alternate a periodi di magra nelle aziende; consentire che le imprese avessero un congruo periodo di tempo per conoscere il lavoratore prima di accollarselo tutta la vita. Tre anni. Ci sono fasi di superlavoro aziendale che durano tre anni? Ci vuole tre anni per conoscere come lavora una persona? Onestamente non credo.

L'obiezione classica a questo ragionamento è che bisogna lasciare libere le aziende di assumere e licenziare liberamente perchè in questo modo possono prendere manodopera a cuor leggero sapendo di potersene liberare con altrettanta facilità. Teoria. E se arriva una crisi economica? La teoria economica liberista direbbe che l'aggiustamento di domanda e offerta di lavoro è più facile da far rientrare in un mercato aperto e dinamico. Ora guardiamo a quello che sta succedendo negli Stati Uniti con la crisi dei mutui ad alto rischio: un semplice ritocco dei tassi dell'interesse (non la perdita del lavoro) ha messo in ginocchio tutto un settore, fatto cadere pesantemente le Borse, ridotto sul lastrico un certo numero di società e impiegati che hanno perso il lavoro.

Tutti dicono che in Italia i mutui subprime non ci sono, per carità. Ma i mutui concessi a lavoratori precari, quelli sì, anche se non sono la stessa cosa. Cosa succederebbe se fra 5 anni, in piena recessione economica un certo numero di contratti a tempo determinato non venisse confermato? Panico. A quel punto forse varrebbe la pena scorrere la parte della riformetta Prodi che riguarda gli ammortizzatori sociali. Troviamo scritto: il 60% dello stipendio per un anno. Quindi, PANICO.

Perchè non sembri una questione ideologica, vi dico che sono disposto ad ammettere non tre, ma 30 anni di precariato. Ma se ci sono gli ammortizzatori sociali adeguati. Con le tutele di oggi, un anno mi sembra più che sufficiente. E visto i rischi sul sisetma economico che può innescare una massa di precari viene da chiedersi a chi convengano tre anni di precariato.

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martedì, luglio 17, 2007

Boia chi sbaglia

Ubriaco in auto? Manette. Drogato? Manette. Non paghi le tasse? Manette. Qualunque cosa fai, ovunque tu andrai, sempre manette ai polsi troverai. Per carità, manette teoriche.

Però. Però trovo infantile che ad ogni episodio di cronaca, anche drammatica come quella degli incidenti stradali, ci sia sempre il ministro di turno che presenti disegni di legge o invochi pene più severe, multe più alte, o direttamente il boia a chi sbaglia. Non è serio metter multe da 10mila euro che non saranno mai riscosse. Non è serio mettere il limite alcolico a una birra perchè i giornali possano scrivere che il tale mentre faceva un incidente mortale superava di 4 volte il tasso alcoolico. Non è serio proporre di chiudere i locali all'una per evitare le stragi del sabato sera perchè a quel punto tanto vale mettere il coprifuoco o il divieto di circolazione fino alle 6 del mattino.

Chi scrive è un bevitore talmente moderato da non temere nessun alcool test. Però. Però mi sembra che non abbiamo bisogno di pene più severe, ma della certezza della pena. Un ubriaco o un drogato non puù fare centinaia di chilometri il sabato senza incontrare una pattuglia. Meglio prevenire l'incidente che il boia a chi sbaglia.

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mercoledì, luglio 04, 2007

Pensioni, la riforma impossibile

Ha ragione Giavazzi e quanti come lui fanno osservare che in Italia ci sono oggi tre anziani oltre i 65 anni ogni dieci persone in età da lavoro (15-64 anni). Non ho dubbi che siano esatti i calcoli che dicono che fra quindi anni la proporzione sarà quattro su dieci e nel 2050 sarà di sette su dieci. Riformare il sistema pensionistico è necessario. Ma finora ci siamo concentrati sugli obblighi. Per gioco - ma fino a un certo punto - vorrei provare a stravolgere il concetto: non è necessario obbligare le persone a lavorare più a lungo, ma dare loro motivazioni perchè non vadano in pensione. In queto senso gli incentivi economici servono a poco. Piuttosto perchè non provare a:

1) organizzare il lavoro in modo che una persona si senta utile sul luogo di lavoro. Oggi abbiamo chi non aspetta altro che la pensione dal momento in cui inizia a lavorare. Perchè si sente sfruttato, sopraffatto da un sistema che non premia il merito, senza possibilità di evolvere nella sua condizione. Al contrario quei pochi a cui piace il loro lavoro ci rimangono fin oltre l'età della pensione perchè non lo avvertono come un peso (e non si tratta solo dei super manager). Intervenire sul lato dell'organizzazione e del merito avrebbe un forte impatto motivazionale.

2) riconoscere che certi lavori sono usuranti e non possono essere fatti tutta la vita. Occore quindi stabilire possibiltà di uscite anticipate e di formazione continua per poter accedere a posti di lavoro diversi nelle diverse fasi della vita.

3) concedere la pensione (magari non gravandola solo sull'Inps ma anche sulle spese sociali) per quei lavoratori che, per riconosciuti motivi di salute, a una certa età - non conta quale - non sono più in condizioni di lavorare. Certo i medici devono assumersi la responsabilità delle loro decisioni ed evitare di generare il circolo della mazzetta.

4) Pensare alla pensione come a un ritiro attivo. Molti anziani si dedicano al volontariato, ad attività sociali, alla cura dei nipoti svolgendo un'attività che spesso è fondamentale per la comunità, ma che non è riconosciuta economicamente. Incentivare e organizzare queste attività consentirebbe di dare valore agli anziani e alla loro attività, nei modi e nei tempi che queste persone avvertono essere nelle loro possibilità.

5) Separare la pensione da lavoro da tutte quelle forme di pensione assisteziale che oggi ricadono sull'Inps, ma che hanno a che fare con l'assistenza più che con la previdenza sfalsando tutti i calcoli Inps e facendo imbestialire i lavoratori.

Tutto questo basterebbe ad evitare un innalzamento dell'età pensionabile? Non lo so. In ogni caso alcuni di questi punti mi sembrano necessari a prescindere. Solo per un corretto funzionamento dell'economia.

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lunedì, luglio 02, 2007

Tfr e la lezione Parmalat

Scrivono i giornali che il 30% degli italiani ha deciso di mettere il tfr nei fondi pensione. Un altro 10% ci entrerà per la peggior regola che possa esistere in democrazia: il silenzio assenso. Per il governo che puntava al 40% i conti dovrebbero tornare.

Se penso che il 60% però ha detto di no mi rendo conto del grado di fiducia che il Paese ha verso il sistema finanziario italiano. Direi riassumibile in quello slogan orrendo degli anni Ottanta: "Se lo conosci lo eviti, se lo conosci non ti uccide". D'altra parte gli ultimi anni hanno dimostrato che non ci si può fidare. Cirio, Parmalat, Bpi, ... fino a Italease dimostrano che non c'è nulla di più facile che appropriarsi dei guadagni e scaricare le perdite sulla clientela. Ed è normale che nessuno voglia affidare a certa gente il proprio futuro.

Il 30% di adesioni è comunque un risultato sopra le mie personali attese. E credo che sia in gran parte frutto della fiducia che i lavoratori hanno ancora nei sindacati. Speriamo l'abbiano riposta bene perchè qui c'è una partita da 10 miliardi di euro l'anno da cui dipende il futuro di 4 milioni di persone. Io, onestamente, sono diventato troppo cinico: il tfr l'ho tenuto in azienda.

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mercoledì, giugno 27, 2007

A cosa servono i giornali

I giornali sono utili, importanti, necessari. A tutti quelli che c'è solo la televisione, a tutti quelli che con internet la carta non serve più, a tutti quelli che i giornali scompariranno fra 2 mesi... a tutti loro voglio dire di provare ad asciugare la casa allagata dalla lavatrice con il vostro modem, o la parabola satellitare. Due mesi di quotidiani accatastatati in camera e sparsi all'occorrenza in tutta la casa come fossero carta assarbonte sono andati benissimo e stanno a dimostrare che del giornale non si butta via niente.

N.B. Consiglio pratico: la stampa e il sole hanno una grande capacità assorbente mentre il corriere dovrebbe migliorare ancora un po'. Che faccio scrivo a mieli?

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lunedì, giugno 25, 2007

Veltroni vs Bersani

"Non si può sempre lisciare il pelo a tutti. E ora che facciamo con il Pd? Visto che non può mettere i bastoni tra le ruote al governo ci mettiamo a parlare per i prossimi mesi solo di Don Milani e Martin Luther King?"

"Il Pil misura tutto, meno ciò che dà valore alla vita".

La prima è una frase attribuita a Bersani, la seconda una citazione di Bib Kennedy che piace molto a Walter Veltroni. Quali dei due spiriti può vincere le primarie? E quale givernare meglio? Quale spirito può fare breccia al Nord? E quale al centro-sud? Risposte ovvie. Per cui credo che Veltroni vincerà le primarie e perderà le elezioni.

Anche se Veltroni ha un che di don chisciottesco che lo farà comunque vada sembrare un simpatico perdente. Uno alla Al Gore che spenderà la sua esistenza in giro per il mondo a parlare di ambiente, di Africa.... E di tutte quelle cose che in un mondo di concretezza si scontreranno sempre con un Bersani, un imprenditore, un camionista che si alza alle sei del mattino e dice: "Ci mettiamo a parlare per i prossimi mesi solo di Don Milani e Martin Luther King?"

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sabato, giugno 16, 2007

La famiglia è di sinistra (e abbiamo le prove)

Con annuncio dato direttamente al tg1, Fini (attraverso un comunicato del suo avvocato) ci ha fatto sapere di "aver avviato le pratiche di separazione" dalla signora Daniela. Naturalmente è stata "una decisione presa di comune accordo" che non fa venir meno "la stima e l'affetto reciproco".
Riassumendo le situazioni familiare della Casa delle Libertà: Berlusconi è divorziato, risposato e ultimamente con Veronica non se la passa tanto bene; Casini è separato e convive con la figlia di Caltagirone; Bossi è divorziato e risposato. Fini - e ci dispiace umanamente - si sta separando. Tutta questa gente dovrebbe essere per la famiglia tradizionale.
Nel centrosinistra abbiamo Prodi sposato da una vita con la signora Flavia (prossimo sindaco di Bologna), D'Alema e Fassino idem. Bertinotti è uomo fedele così come Napolitano. Altro che family day, battaglia contro i Dico e le unioni omosessuali: la vera famiglia tradizionale è di sinistra. C'è già una tessera di rifondazione che sta aspettando Ruini mentre la conferenza episcopale italiana di Bagnasco sarà ribatezzata Soviet dei vescovi italiani lavoratori.

Avviso ai naviganti. Non crediate che mi sia dimenticato di fare un post sulle intercettazioni Unipol-Fassino-D'Alema. E' che ancora non mi è del tutto chiara la situazione. Al momento mi sembra che siamo governanti da cretini, ma non da disonesti. Gente che si mette a fare il tifo per Consorte, ma che non influenza le operazioni sul mercato (tanto è vero che Bnl è andata poi a Bnp). Comunque, ci sto ancora riflettendo.

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domenica, giugno 10, 2007

Amarcord


Genova 2001-Roma 2007. Ma quanto tempo è passato da Genova 2001? Da quando il movimento anti-globalizzazione, per altra mondializzazione o comunque lo si voglia chiamare portava in piazza decine-centinaia di migliaia di persone? Come un cappotto o un paio di scarpe non più di moda è stato letteralmente spazzato via. Guardavo le immagini in tv delle proteste contro Bush in visita in Italia questo fine settimana: poche migliaia di persone, tutti e soltanto ragazzi dei centri sociali e della sinistra antagonista. Il nulla politico, insomma. E poi pensavo alla radio tedesca del magno che gli aveva chiesto di trovare qualcuno che avesse scritto da poco un libro sui movimenti. Risposta del magno che su queste cose è ferrato: "Nessuno".


A Roma più che un No_war_No_bush_day è stato il giorno dell'amarcord. Si sono trovati sei anni dopo in una piazza per dire che la guerra è brutta e che fa male. Si sono contati ed erano quattro gatti. Qualcuno lavora in banca, qualcuno fa l'informatico o magari ha messo su famiglia. Gli altri hanno celebrato i vecchi tempi: qualche razzo, un paio di vetrine in frantumi. La signora Giuliani ha ringraziato le forze dell'ordine. E via. Amrcord.
(Il post è frutto anche di una discussione col dome sulla strada Fossano-Milano)

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domenica, giugno 03, 2007

In difesa di Visco


In difesa di Visco. E chi l'avrebbe mai detto che un giorno mi sarebbe toccato scrivere in difesa di Visco, del viceministro delle tasse. Eppure bisogna. Bisogna ricordare il perchè Vincenzino Visco provò nell'estate dello scorso anno a rimuovere i vertici della guardia di finanza di Milano. Fu la guardia di finanza - "galantuomini", come va ripetendo oggi il centrodestra - a passare ai giornali le intercettazioni con Fassino che diceva a Consorte: "Abbiamo una banca". Quelle dichiarazioni - riprovevoli sotto il profilo morale - non avevano alcuna valenza penale, come si disse allora e come risilta ad oggi tanto è vero che Fassino non è indagato. Non erano agli atti di nessun procedimento, erano soltanto una delle tante conversazioni di Consorte. A Visco deve essere sembrato che una guardia di finanza - fatta di "galantuomini - che cerca di screditare il principale segretario di partito della maggioranza magari qualche problema ce l'ha. Magari deve aver pensato che tutta questa passione del centrodestra per mettere ai vertici delle fiamme gialle il generale Speciale - che arriva dall'esercito non dalle fiamme gialle - qualche dubbio può anche lasciarlo. Magari deve essersi anche infastidito che i vertci della guardia di finanza lancino i suoi cahiers de doléance dalle colonne del giornale del leader dell'opposizione invece che nelle sedi istituzionali. Quello che ne è seguito, con il generale Speciale che non accetta il trasferimento, minaccia il ricorso al Tar e si bea dell'essere diventato il paladino dell'opposizione farebbero propendere per il fatto che, una volta tanto, Visco non aveva sbagliato di molto con i suoi "magari". E l'emergenza democratica mi sembri si ribalti. Magari.
(vignetta de "Il Giornale", ça va sans dire)

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sabato, maggio 26, 2007

Povere modelle


Fare i giornalisti è duro, non c'è che dire: pochi posti e tanti aspiranti, spesso anche bravi. Ma che dire delle modelle che forse si spartiscono una torta ancora più piccola della nostra? In questi ultimi quattro giorni sono stato in fiera a Milano (fra l'altro con il magno e con il boss della sardegna) e notavo quante modelle sono costrette a fare le standiste per una manciata di euro. Arrivano dalla Russia, dai Paesi dell'Europa dell'est e sono bellissime, alte, slanciate, perfette. Sognavano la moda, le passerelle, o meglio ancora di essere veline della tv e invece campano rispondendo a gente come me: "Scusi cercavo tizio, può vedere se c'è?". Si alzano dai loro sgabelli con le minigonne ipermini, avvolte in vestitini vedo non vedo e sfilano fino alla sala interna allo stand per chiamare tizio. Un lavoro che - siamo sinceri - potrebbe fare chiunque, anche un donnone di cento chili con l'alito che puzza. In fondo, machissenefrega, di come sono le standiste. Fino a poco tempo fa era un lavoro da ragazze universitarie in cerca di qualche soldo. Oggi, invece, le universitarie sono poche: per lo stesso prezzo possono avere una modella fallita.
(immagine tratta da una fiera casuale)

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sabato, maggio 12, 2007

La dittatura della piazza al family day

Al family day erano centinaia di migliaia alla manifestazione per la laicità quattro gatti. Ergo via i dico. E' questo il modo in cui ci siamo abituati a ragionare. Sbagliando. Perchè il family day non era una manifestazione "per", per difendere un diritto, per reclamare attenzione su un problema di una fetta della società. Ma era un raro esempio di manifestazione contro, contro i dico, contro gli omosessuali contro nuovi modelli di famiglia. Nel profondo rispetto della religione, del Papa, ecc... il family day è un non senso. Si può manifestare per non consentire a un altro di non avere diritti? In modo discutibile, ma legittimo posso pensare che l'unica famiglia possibile sia quella fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna che arrivano vergini al matrimonio e si obbligano a stare insieme tutta la vita perchè uniti da un vincolo sacro. Ma se c'è chi non la pensa come me, posso costringerlo? Posso cancellare i diritti della sua unione solo perchè la mia religione la pensa diversamente? Da domani ricomincia ancora più forte la battaglia per la laicità dello stato. Che dopo tanti anni vuole soltando dire, la battaglia perchè anche un non-cattolico possa sopravvivere nei tempi moderni.

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domenica, maggio 06, 2007

strettamente personale

Alcuni già lo sanno, altri lo hanno saputo e così spero lo sappiano tutti. Dopo una botta di culo di cui si hanno rari esempi sul lavoro e soprattutto nel giornalismo, termino la vita del precario per entrare in una redazione e anche una redazione importante. Lascio alle spalle le notti in radio, i pezzi scritti fino alle sei del mattino (rientrando dalla radio ovviamente) e trovo una prima, piccola sicurezza. Contratto di un anno. Divento un privilegiato e me lo scrivo qui per avercelo ben presente quando magari mi lamenterò per il troppo lavoro, perchè c'è qualcosa che non mi soddisfa, per...boh?!? Tante volte con il magno abbiamo scherzato sul fatto che gli ieffegini più lamentosi sono quelli con un contratto, paradossalmente. Adesso tocca a me. Mi faccio un in bocca al lupo e lo faccio a quelli che ancora aspettano. Spero che anche loro possano trovare la loro botta di culo.

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lunedì, aprile 23, 2007

Partito Democratico, o della fine delle ideologie

Sciogliendo i Ds e la Margherita per dare vita al Partito Democratico non sbagliavano i loro leader a dire: "Nasce il primo partito del XXI secolo". Non sbagliavano perchè in un colpo solo hanno cancellato oltre cento anni di storia - quella del cattolicesimo e quella del socialismo - per dare vita a una "cosa" (termine in voga qualche anno fa) nuova. Il partito democratico non nasce da una fusione a freddo come ho letto tante volte in questi giorni. Nasce dal nulla. Non ha un richiamo storico-culturale a un passato proprio perchè ambisce a esserne il superamento. Non ha una nuova ideologia a cui ispirarsi perchè nessuno - che io sappia - ha mai pensato a una nuova corrente di pensiero cattolico-sociale-laica-ma-rispettosa-della-fede-che-guarda-ai-lavoratori-senza-dimenticare-le-imprese-alleata-degli-americani-ma-autonoma-da-bush-e-così-via. Non ha un'idea omnicomprensiva della società da portare avanti. Il partito democratico è il partito pragmatico per eccellenza. E' l'amministrazione più che il governo. Potrà fare tutto e il suo contrario. Per questo il Partito Democratico è al tempo stesso una speranza e una minaccia.

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martedì, aprile 17, 2007

Telecom e il primato della politica

Quante volte ci siamo detti - e spesso l'ho pensato anche io - che ormai l'economia e la finanza contano più della politica. Poi Telecom. Con gli americani di At&t che battono in ritirata proprio come voleva il governo, anche senza sbandierarlo ai quattro venti. Sia chiaro che penso avesse ragione Prodi, ma ancora mi stupisco che a volte la politica possa avere la meglio nella lotta di potere. E fa sorridere quando magari su altri temi - vedi la privatizzazione dell'acqua - sembra che non si possa fare nulla perchè "è il mercato bellezza". In realtà basta volerlo.

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venerdì, aprile 13, 2007

Io sto con gli ippopotami

Capita a volte di passare in via paolo sarpi, a Milano, la chinatown di Milano. Non serve l'indicazione all'inizio della strada per riconoscerla. Basta annusare quell'odore di fritto e agrodolce che permea le strade. Osservare i carretti pieni di mercanzie perchè via paolo sarpi è l'unico posto che io ricordi dove all'ingresso c'è ancora il divieto di circolare con i carretti. Sembra un ricordo del passato, se non fosse che qui i carretti circolano ancora. E poi le scritte dei negozi. Solo cinese.
I veri milanesi (che è un concetto un po' assurdo, me ne rendo conto) dicono che non è sempre stato così. Piano piano i cinesi si sono insediati e occupano tutta la via se non fosse per un paio di bar che ancora (credo) resistano. Hanno comprato pagando tanto e in cache. Qualcuno dice anche che non ci fosse alternativa che vendere ai cinesi: gente che non ha tanti scrupoli e non va per il sottile. Non so giudicare. Ma qui, hanno costruito la loro chinatown. Le amministrazioni che si sono succedute negli anni hanno lasciato fare. Albertini, l'amministratore di condominio, in fondo avrà pensato che quando l'inquilino paga e non rompe i coglioni è un buon inquilino.
Poi sono arrivati gli scontri con la polizia. Un motivo banale, sembra, che nasconde il risentimento per il progetto di pedonalizzare la via (che è una via brutta, ma vicino al centro). Un progetto del comune di Milano che nasconde a sua volta l'obiettivo di eliminare un ghetto nel cuore della città, ma soprattutto di far vedere che Milano non accetta zone franche. Quando la Moratti ha deciso di fare della sicurezza la sua ragione di vita come sindaco (e fino ad oggi non si era visto cos'altro volesse fare per la città) ha portato il ragionamento alle estreme conseguenze. Mettendosi anche contro la comunità cinese. Forse non ha tutti i torti. Ma la sicurezza della Moratti, d'altra parte, sta creando più tensioni che soluzioni.

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martedì, aprile 10, 2007

Emergency! Strada perde la bussola


Che Mastrogiacomo sia stato liberato è una gioia come sempre quando si salva una vita. Che i suoi due collaboratori siano morti è una tragedia come sempre quando si perde una vita umana. Che Hanefi sia arrestato è un poroblema come sempre quando una persona viene privata della libertà.


Detto questo, Strada "ha sbarellato", come mi spiegava ieri un autorevole esponente del governo intervistato alla radio. Perchè, per quanto possa essere stato importante il suo ruolo nella liberazione di Torsello prima e Mastrogiacomo poi, non si può negare al governo Karzai che qualche dubbio possa anche essergli venuto su questo Hanefi. Reponsabile della sicurezza di Emergency in Afghanistan Hanefi lo era anche sotto i talebani e adesso tratta con loro la liberazione di ostaggi, paga riscatti, gestisce i contatti. Nessuno oggi dall'Italia si spingerebbe a dire che fa il doppio gioco, ma non so quanti metterebbero la mano sul fuoco per lui. Ed è per questo forse che il governo è molto prudente nel chiedere la sua liberazione. Strada, accettando di lavorare per la liberazione degli ostaggi, sapeva di mettersi su un terreno minato dove il confine fra il bene e il male è labile. Lo sapeva a maggior ragione quando ha scelto di dare grande evidenza al suo ruolo. Adesso accetti di pagarne le conseguenze e che le paghi chi lavora per lui. Perchè è chiaro che il suo ruolo in Afghanistan non può più essere quello di organizzazione umanitaria neutrale fra le parti. Karzai, almeno, non la pensa così. Andarsene più che una minaccia diventa una questione di opportunità.