mercoledì, ottobre 25, 2006

Quando finisce un ciclo

Da oggi sono senza una redazione, un posto dove andare - gratis - a scrivere, a fare, a provare a eserre un giornalista. Non sono triste, forse o un po' paura, o forse è quel vago senso di sentirsi un po' come un pomodoro al mercato, in attesa che qualcuno se lo prenda, lo porti a casa, ne faccia fettine da mettere in insalata.
So che molti lettori di questo blog (non tutti giornalisti) sono nella mia stessa situazione. So anche che qualcuno è già stato messo in insalata, tritato e digerito. Oggi, però, mi sono svegliato sentendomi un po' più grande e un po' più vecchio. Quella poltiglia di sistema scolastico in cui mi sono crogiolato per 21 anni giunge alla fine. Non ho ancora ben capito se si passa dal purgatorio al paradiso o dal purgatorio all'inferno. Ma sicuramente il limbo non c'è più. Ratzinger ci metterà ancora un paio d'anni ad eliminarlo, ma noi (come sempre) siamo avanti.

sabato, ottobre 14, 2006

Partito democratico, cui Prod(i)est


In fondo sono un po' fuori tempo massimo, ma se ci torna anche l'espresso di questa settimana, forse il dibatttito sul partito democratico non è sepolto a Orvieto.

Sembra che il partito democratico si basi su una visione di prospettiva - creare un'area riformista che diventi uno dei perni della politica italiana -; su una premessa - la grande partecipazione che hanno avuto le primarie -; e alcune considerazioni di ordine tattico come il desiderio di emarginare le ali estreme e il desiderio crescente nell'elettorato di superamento dei partiti tradizionali.
Quest'ultima questione è un ottimo punto di partenza perchè pone l'interrogativo principale: i partiti sono superati? Gli ulivisti ne sono convinti e portano ad esempio la diminuzione del numero di tesserati e di coloro che partecipano alla vita di sezione. In questo senso hanno ragione. Ma le alternative ancora non si vedono. Se il partito democratico è un nuovo partito ricadrà presto tardi nelle stesse logiche e negli stessi problemi. Se invece è il modello "partito" che deve essere rottamato e si sostituiscono le sezioni e le feste con comitati elettorali e convention bisogna mettere in conto anche i rischi di rappresentare la politica soltanto come uno scontro che si consuma il tempo di un'elezione (un po' poco).
Un'altra considerazione è quella della semplificazione che comporta la creazione del partito democratico, unione in buona sostanza della cultura socialista e cattolica. Far dialogare queste due visioni della società è stato fondamentale, ma fonderle è una forzatura guardando a oltre cent'anni di percorsi differenti e spesso paralleli. Avrebbe un senso se ci fosse una strada nuova alla quale aderire, ma per il momento siamo solo alle etichette. Per non parlare delle questioni di fondo (eutanasia, droghe, istruzione pubblica) dove le posizioni rimangono molto distanti. La verità è che il centrosinistra è composto da due visioni riformiste e una massimalista: non sono la Margherita e i Ds a doversi unire, ma al massimo gli altri.
Ultimo appunto sulla valenza tattica. Si dice che con la lista dell'Ulivo, alla camera il centrosinistra abbia vinto meglio che non al senato dimenticando che le elezioni si sono giocate su un solo grande tema: viviamo meglio o peggio di 5 anni fa. I giovani sono quelli che più hanno subito gli effetti di una precarizzazione senza ammortizzatori. E al Senato si vota oltre i 25 anni. Avrà pur avuto un peso.