sabato, febbraio 24, 2007

Massimo Tafazzi D'Alema


Da due o tre giorni io e alcuni altri dietrologi ci domandiamo perchè D'Alema abbia voluto far dimettere il governo caricando di significati non un voto su una legge o su un provvedimento del governo, ma su una mozione. Una mozione - per inciso - è uno di quei passaggi parlmanetari assolutamente inutili dove si discute la politica del governo su un certo argomento e la si mette ai voti. Si fanno grandi parole, si sfoggiano i migliori principi la maggioranza vota sì, la minoranza no e poi buona notte. D'Alema avrebbe potuto sfoderare la sua grande abilità retorica su Topo Gigio invece che sull'Afghanistan e non sarebbe cambiato nulla.

D'Alema però ha forzato, ha voluto dire che su quel voto si giocava la vita del governo. Sapeva di toccare punti sensibili della sua maggioranza risicatissima. E ha perso. I risultati sono evidenti: Prodi è stato indebolito in modo definitivo. Il partito democratico rischia di saltare perchè ormai non si vede più quel centrosinistra di cui il partito democratico avrebbe dovuto essere il nucleo; il fatto poi che uomini di D'Alema partecipino alle riunioni della sinistra ds contro il partito democratico è un segno che Massimo Tafazzi dice una cosa e sta pensando l'opposto. Infine, la sinistra radicale sarà marginalizzata nonostate il plauso dei pacifisti per aver sollevato la questione Afghanistan e base di Vicenza.

In queste condizioni ogni alternativa al centrodestra sarà bloccata per almeno cinque anni; il che significa essere riusciti a mettere fuori gioco anche Veltroni per un eventuale dopo-Prodi. La pars destruens di D'Alema è ben chiara. Ma non si vede quella costruens. Qual è l'alternativa a cui D'Alema pensa non si capisce. Quale vantaggio personale - quello di coalizione mi sembra chiaro che non esiste - vuole ottenere?

Sarei stato curioso di leggere anche questo sui giornali che invece hanno trattato la crisi come i telegiornali: pochi retroscena, nessuna analisi, grandi interviste ai dissidenti e stop.
(fotomontaggio tratto da: monna.splinder.com)

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domenica, febbraio 18, 2007

la piazza e il governo

A Vicenza tutto liscio. Ed è già una buona notizia visto l'aria che tiurava. Ancora una volta, però, queste grandi manifestazioni lasciano un problema irrisolto. Cosa deve fare un governo? Deve ascoltare o andare per la sua strada. In altre occasioni (vedi la manifestazione della Cdl) mi ero posto la domanda se l'esecutivo dovesse o meno tenere conto delle proteste di piazza. Se le ascolta si rischia il populismo e la paralisi perchè ci sarà sempre qualcuno contrario a qualcosa. Se non lo fa dimostra la sua lontanza dal Paese, l'incapacità di rappresentarlo. Non lo so. Non ho risposte.

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mercoledì, febbraio 14, 2007

Terrorismo-movimenti: un gioco pericoloso

Il ministro degli interni Giuliano Amato gioca con il fuoco. Parlando in Aula, ha fatto riferimento alla manifestazione di sabato prossimo a Vicenza contro la costruzione della base americana. E ai rischi che possa diventare l'occasione di "saldare spezzoni di ostilità nei confronti delle forze dell'ordine".
Non c'è nessun errore peggiore di confondere la protesta, magari non condivisibile (e personalmente non la condivido) di chi non vuole l'allargamento della base americana e con gli strumenti della democrazia manifesta liberamente il proprio pensiero per fare pressione su chi governa e chi si naconde per compiere attentati e cercare un cambiamento con la forza. Non voler cogliere la diversità di strumenti e obiettivi rischia - questo sì - di fornire linfa per le nuove leve delle br. L'idea di approfittare degli arresti delle br per mettere a tacere chi "non è d'accordo" è irricevibile. L'equazione manifestanti=terroristi potenziali usata per mettere a tacere la sinistra radicale è molto rischiosa. Così facendo si rischia un'altra Genova.

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martedì, febbraio 13, 2007

terrorismo 1977-2007

Non si può fare a meno di osservare come gli arresti di ieri alle nuove br arrivino a 30 anni dalla stagione di sangue del '77. Forse è solo la voglia di vedere e osservare corsi e ricorsi della storia, di guardare agli anniversari, alle ricorrenze anche tristi, come se volessero dirci qualcosa per forza.
Però ci sono tante similitudini. Queste br nascono oggi come allora in fabbrica, si inchinano al dio della lotta armata, chimano le masse alla rivoluzione. Da ogni lato si guardi la questione sembra un'assurdità, oggi ancora più di ieri. Gli obiettivi sono giuslavoristi come il professor Ichino, dirigenti, sedi di grandi aziende. Anche se già negli anni Settanta c'era stato l'attentato mortale al vicedirettore de La stampa, l'unica vera concessione alla modernità sembra essere il voler colpire il mondo dell'informazione (libero, Sky, Mediaset).
Ci si domanda se qualche elemento di similitudine possa essere riscontrato nella situazione econmica non certo florida, oggi come allora. Ma poi si osserva che gli arrestati era in gran parte operai con il posto fisso, età media fra i 40 e i 50 anni. Non i ragazzi del sottoprecariato urbano. E allora no, non può essere nemmeno questo. Da ogni lato lo si guardi il terrorismo br di oggi sembra quello di ieri. Uguale.
La Jena di oggi su La stampa scrive: "Dice il vecchio saggio: solo i cretini non cambiano mai opinione. Corregge il nuovo saggio: anche i brigatisti". Questa volta, però la jena sbaglia perchè il vecchio saggio non aveva bisogno di tanti distinguo per classificare i cretini.

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venerdì, febbraio 02, 2007

City of gods




Una nuova free press è nata a Milano. Si chiama City of Gods e richiama in tutto e per tutto il City del gruppo Rcs. Calma. Non ci sono posti di lavoro e grossi editori. Ma nel loro primo numero hanno sepolto nell'ironia il magico mondo del giornalismo precario, milanese e non solo. Chi ha avuto modo di leggerlo oltre a farsi quattro risate ha potuto notare che sono molto bene informati. E' una sorta di prima comunicazione dal basso. E' fatta dai collettivi/centri sociali di Milano ma a differenza di tante altre iniziative mi sembra di valore. Per questa ragione approfitto del mio blog per segnalarvi la presentazione ufficiale il 9 febbraio 2007, ore 19 - via Morigi 8, Milano. Spero di esserci.

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giovedì, febbraio 01, 2007

L'avevo detto che Berlusconi ci sarebbe mancato


L'avevo detto fin dal primo momento che Berlusconi ci sarebbe mancato. Tutto quel gran bailame per aver fatto un apprezzamento su Aida Yespica. Che, ora, siamo seri, mica parlavamo di Rita Levi Montalcini, ma di Aida Yespica.

La questione ora sarebbe quella di capire se davvero il j'accuse di Veronica Lario su Repubblica sia dettato dal fatto che i loro tre figli non sono presenti in azienda e nemmeno ci sia un programma per inserirli nel colosso Mediaset-Mondadori.
Il fatto che Veronica Lario abbia mantenuto sempre un profilo basso, che abbia scelto Repubblica (il giornale dei nemici), che si sia lascaiata andare a un gesto così plateale, farebbe pensare proprio questo. Però spero di no, che sia stato solo una lite fra moglie e marito. Diffusa in mondo visione (ne parla la bbc, il new york times). Perchè fra gli speciali di Porta a Porta e Matrix mi sono divertito davvero moltissimo.

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