Contro i lavavetri ai semafori, contro i campi nomadi abusivi, contro le case occupate e anche contro i centri sociali. Oggi appoggiare Cofferati vuol dire tutto questo, domani chissà cos'altro. L'idea è semplice: la legalità è una, vale per l'operaio e per il finanziere, per il tossicodipendente e per l'immigrato. Una legge uguale per tutti.
Per la una parte della sinistra è una ricetta amara, per l'altra parte è una ricetta di destra e basta. Giustizia sociale, redistribuzione della ricchezza, uguaglianza: sono alcuni dei valori storici della sinistra. Ma occupare una casa vuol dire toglierla alla comunità, rendendo impossibile la sua assegnazione alle fasce più bisognose. Allo stesso tempo, organizzare una rete di accattonaggio con tanto di ragazzi minorenni vuol dire ridurre in schiavitù una fascia della popolazione impedendole di emanciparsi dalla spirale ignoranza=povertà.
E poi c'è un'altra questione. La sicurezza. Perchè alla fine chi ha più paura a girare per strada la notte: Berlusconi con la scorta o il pensionato con il cane? La sicurezza è sempre stata una parola che ha fatto paura alla sinistra, una parolaccia, lo spauracchio da lasciare alla destra, alla Lega. Di fronte al problema della sicurezza, la sinistra non ha ricette se non a lungo, lunghissimo termine: "Bisogna eliminare i campi nomadi, ma prima occorre creare le strutture adeguate. Bisogna perseguire gli spacciatori extracomunitari agli angoli delle strade, ma bisogna capire che lo fanno perchè hanno bisogno di vivere e che non si trova lavoro. Bisogna punire i tossici che commettono reati, ma prima occorre capire perchè si drogano". Su tutto, anche sui programmi politici, dovrebbe valere il vecchio adagio di Keynes: "Nel lungo periodo saremo tutti morti". E l'interventismo di Cofferati finisce per proteggere proprio le fasce deboli e oneste, qui e ora.
Nel sollevare il problema giusto - la legge uguale per tutti - Cofferati si è innamorato della sua visione di nuova sinistra e sembra aver dimenticato tutto il resto. Anche perchè la figura di segretario della Cgil è pari a qualla di un monarca assoluto e l'abilità di mediazione e confronto del sindaco di Bologna si deve essere esaurita nei suoi anni di sindacato. Senza un progetto di cambiamento, però, il lavoro fin qui fatto da Cofferati con coraggio e grande sostegno popolare appare inutile. Ha ragione la destra quando dice che il problema dell'accattonaggio non si risolve con una manciata di multe.
Adesso, lo sceriffo Cofferati riponga la pistola e riprenda la fascia tricolore del sindaco. Torni in ufficio e dimostri, ad esempio, che le case sgomberate saranno affidate in tempi brevi a chi ne ha bisogno. Perchè la sicurezza è un valore, non l'unico valore.