mercoledì, novembre 30, 2005

Tav Torino-Lione. Non se, ma come


La valle Susa è occupata, occupata da polizia e carabinieri (non se n'erano mai visti tanti), occupata dalla popolazione che si batte contro la linea ad alta velocità Torino-Lione.
C'è un giusto diritto della gente a decidere a casa propria. E poi c'è la sindrome di Nimby, Not in my backyard (non nel mio cortile). Ma c'è anche diritto alla colletività nel suo insieme di perseguire il bene comune. Cioè avere un collegamento ad alta velocità che collega Milano-Torino-Lione. Serve per collegare il Nord-Ovest all'Europa e - spero - anche per a togliere un po' di trasporto pesante dalla strada per spostarlo sulla ferrovia.
Oggi era la data stabilita per far partire i primi sondaggi, i primi lavori insomma. La domanda non dovrebbe essere se, ma come. Non rimettere in dubbio il progetto Torino-Lione, ma come farlo per evitare il più possibile i disagi a chi vive e abita quelle zone. In nome del bene collettivo.

venerdì, novembre 25, 2005

Meno trasparenza per tutti


Scrutatori di partito. Se passerà al Senato il ddl 3633, gli scrutatori saranno "nominati" e non più "sorteggiati". Lo dice oggi un articolo di Luciano Borghesan su "La Stampa", pagina 7. Con il nuovo sistema elettorale cambierà anche la composizione di chi conterà i voti nell'urna (anche se in realtà si tratta di un ritorno al sistema in vigore fino al 1989).
In pratica i partiti conteranno di più nel seggio. Forza Italia cerca "180mila scrutatori per difendere il nostro voto nei seggi alle prossime elezioni". D'altra parte Berlusconi lo aveva detto in un'intervista: "Il primo investimento per il voto del 2006 sarà preparare gli scrutatori". Il compito di mettere in piedi l'esercito è stato dato all'onorevole Nicotra.

lunedì, novembre 21, 2005

La guerra di Piero

Contrordine compagni, la legge 30 (meglio nota come legge Biagi) ci piace. Anche perchè in fondo in fondo Treu.... Il segretario dei Ds, Piero Fassino ha affermato in un convegno su competitività e sviluppo: "Il nostro programma di governo non prevede di ridurre la flessibilità, ma di renderla più sicura attraverso un robusto sistema di ammortizzatori sociali che eviti che la flessibilità possa trasformarsi in precarietà". E poi, tanto per esser chiaro ha aggiunto: "La legge 30 va integrata con strumenti di tutela e protezione che consentano una buona flessibilità". Bene.
Ma chi paga gli ammortizzatori sociali? Attendiamo che Bossi (o Bertinotti?) lanci la battaglia per il federalismo di classe: perchè il lavoro dipendete dovrebbe pagare - e pagarsi - la flessibilità, che in realtà subisce per garantire il buon funzionamento del sistema economico? E, in questo caso, gli imprenditori sarebbero pronti a pagarsi la flessibilità o preferirebbero tornare al vecchio sistema del lavoro garantito?

venerdì, novembre 18, 2005

la banda della polvere bianca

Adesso che è ufficiale, adesso che gli americani ammettono di aver usato a Falluja il fosforo bianco (un arma che brucia i corpi senza distinzione fra civili e rivoltosi, bambini e avversari) si aprono due questioni. La prima: quali sono i limiti che non si devono valicare affrontando una guerra? La seconda: bisogna ritirarsi dall'Iraq?
Falluja, il fosforo bianco e il reportage di Sigfrido Ranucci su Rai News 24 mostrano che "grazie a Dio abbiamo una democrazia". E certe cose, per fortuna, vengono fuori.
Il pensiero successivo è: "In cosa il sistema democratico differisce da quello di Saddam Hussein se, alla prova del nove, non ci sono nè limiti, nè contrappesi all'uso della forza. Che differenza c'è fra una dittatura e una democrazia che nasconde la verità ai suoi cittadini? Che uccide nel più barbaro dei modi, senza distinzioni fr combattenti e civili?". L'unica soluzione per ridare fiducia al nostro modello sarebbero le dimissioni di Bush. Ma se solo vent'anni fa i capi di stato erano leader capaci di capire quando bisogna uscire di scena, oggi non si schioda un premier nemmeno con le bombe al fosforo.
La seconda questione, invece, riguarda il ritiro dall'Iraq. La guerra era sbagliata. Non c'erano le armi di distruzione di massa. Saddam Hussein non era "un ragazzo come noi", ma uno dei tanti dittatori ancora presenti. Ma ormai la guerra "l'abbiamo" fatta. Abbiamo destituito un regime e adesso c'è il vuoto di un governo debolissimo, quasi un governo fantoccio, con elezioni di dubbia validità e un Paese spaccato. Se domani gli Usa, l'Italia e gli altri se ne andassero, cosa succederebbe. L'anarchia. Il tutto contro tutti. La guerra civile. Chi ha un'arma sopravvive, gli altri... pazienza. Per questa ragione chi dice: "Via subito dall'Iraq - e lo ripete da due anni - ha torto. Oggi non dobbiamo più discutere se la guerra sia giusta o meno. Ma come creare un governo stabile, con una polizia efficiente in uno stato dominato da bande.

giovedì, novembre 10, 2005

Verso i trent'anni... purtroppo


La maggior parte delle persone che si è iscritta all'Università quest'anno è nata nel 1986. In quell'anno tu sapevi già fare moltiplicazioni, divisioni, risolvevi equazioni (si fa per dire)... e molte altre cose...
A scuola per copiare tu portavi la cartuccera, loro si sono avvalsi dei cellulari collegati a internet. Non hanno mai cantato "We are the world" e non riescono a immaginare che Vasco Rossi possa un tempo aver avuto i capelli, un profilo anatomico decente e che addirittura qualcuno lo riteneva un bel ragazzo.
Non hanno mai giocato con l'Atari o il Commodore 64. Se qualcuno mostrasse loro un LEGO o delle biglie colorate lo spedirebbero dallo psicanalista. Il CD è entrato sul mercato che loro erano bebè, quindi non hanno mai avuto un mangiadischi rosso coi 45 giri che si spezzavano sempre; non hanno mai giocato a Pacman e a raccontar loro le favole è stato il videoregistratore. Guerre Stellari per loro è una cagata mostruosa e considerano i suoi effetti speciali ridicoli.
Non ricordano le televisioni con solo 10 canali che si cambiavano con la manopola, e non hanno mai visto Tv in bianco e nero (neanche possonoimmaginare che non esistesse il telecomando). Sono nati tre anni dopo che la Sony ha commercializzato il Walkman e per loro i pattini hanno sempre e solo avuto le ruote in linea. Per loro il PC e il cellulare sono cose normali. Non nuotano mai pensandoa "Lo Squalo", e per loro Michael Jackson è sempre stato bianco. Non possono credere che Travolta fosse un ballerino (con quella pancia!).
Non sanno chi sia "L'uomo dai sei milioni di dollari" o "L'incredibile Hulk" e credono che "Love boat" sia un film a luci rosse ed Heidi una pornostar; Per loro le "Charlie's Angels" è un film e i "CHIP's" non sono che una marca di patatine.
Ricordati che tutta questa gente è andata all'Università quest'anno. E i giovani sono loro, ADESSO!!!!

(liberamente tratto da una mail del mio compagno Erasmus, Christian Petrelli)

martedì, novembre 08, 2005

La politica è morta

Rita Borsellino in corsa per la Regione Sicilia, l'ex prefetto di Milano Bruno Ferrante che si candida a governare la città. E poi Dario Fo, prima ancora Pippo Baudo. Non è più la politica champagne degli anni Ottanta in cui si inseguivano star e starlette per quattro voti. I personaggi di oggi hanno tutt'altra statura. Ma quale fenomeno abbiamo davanti? I movimenti, la società civile, la nuova voglia di partecipazione risvegliata dalle primarie dell'Unione descrivono sono una parte della storia. L'altra è la morte della politica.
Se i partiti, le organizzazioni che si candidano alla guida di un'amministrazione pubblica, non sanno esprimere personaggi in grado di guidare una città, una regione, o uno stato, a cosa servono? Presto si inizierà a parlare dei lasciti di Berlusconi alla politica italiana. Uno è sicuramente quello di aver fatto della politica una parolaccia e dei politici una sorta di dentisti assetati di soldi. Candidare, oggi, un politico a ricoprire una carica pubblica è diventata un'assicurazione sulla sconfitta. Il politico deve arrivare da fuori, dalle aziende, dalle università, dal mondo dello spettacolo, da qualsiasi parte. Basta non sia un politico.
Eppure non sempre i "non politici" hanno dimostrato di saper guidare un'amministrazione. Berlusconi ne è un esempio. Cofferati, che arriva dal sindacato, un altro. E' vero che la politica non deve essere un mestiere, ma partecipazione. Però se un Ferrante vuole davvero fare politica perchè non inizia dal basso, magari con un assessorato? Perchè Veronesi, altro nome bruciato a candidato sindaco di milano, non mostra prima la sua voglia di migliorare la città, invece di candidarsi a Palazzo Marino?

mercoledì, novembre 02, 2005

Compagno Sergio, camerata Cofferati

Contro i lavavetri ai semafori, contro i campi nomadi abusivi, contro le case occupate e anche contro i centri sociali. Oggi appoggiare Cofferati vuol dire tutto questo, domani chissà cos'altro. L'idea è semplice: la legalità è una, vale per l'operaio e per il finanziere, per il tossicodipendente e per l'immigrato. Una legge uguale per tutti.
Per la una parte della sinistra è una ricetta amara, per l'altra parte è una ricetta di destra e basta. Giustizia sociale, redistribuzione della ricchezza, uguaglianza: sono alcuni dei valori storici della sinistra. Ma occupare una casa vuol dire toglierla alla comunità, rendendo impossibile la sua assegnazione alle fasce più bisognose. Allo stesso tempo, organizzare una rete di accattonaggio con tanto di ragazzi minorenni vuol dire ridurre in schiavitù una fascia della popolazione impedendole di emanciparsi dalla spirale ignoranza=povertà.
E poi c'è un'altra questione. La sicurezza. Perchè alla fine chi ha più paura a girare per strada la notte: Berlusconi con la scorta o il pensionato con il cane? La sicurezza è sempre stata una parola che ha fatto paura alla sinistra, una parolaccia, lo spauracchio da lasciare alla destra, alla Lega. Di fronte al problema della sicurezza, la sinistra non ha ricette se non a lungo, lunghissimo termine: "Bisogna eliminare i campi nomadi, ma prima occorre creare le strutture adeguate. Bisogna perseguire gli spacciatori extracomunitari agli angoli delle strade, ma bisogna capire che lo fanno perchè hanno bisogno di vivere e che non si trova lavoro. Bisogna punire i tossici che commettono reati, ma prima occorre capire perchè si drogano". Su tutto, anche sui programmi politici, dovrebbe valere il vecchio adagio di Keynes: "Nel lungo periodo saremo tutti morti". E l'interventismo di Cofferati finisce per proteggere proprio le fasce deboli e oneste, qui e ora.
Nel sollevare il problema giusto - la legge uguale per tutti - Cofferati si è innamorato della sua visione di nuova sinistra e sembra aver dimenticato tutto il resto. Anche perchè la figura di segretario della Cgil è pari a qualla di un monarca assoluto e l'abilità di mediazione e confronto del sindaco di Bologna si deve essere esaurita nei suoi anni di sindacato. Senza un progetto di cambiamento, però, il lavoro fin qui fatto da Cofferati con coraggio e grande sostegno popolare appare inutile. Ha ragione la destra quando dice che il problema dell'accattonaggio non si risolve con una manciata di multe.
Adesso, lo sceriffo Cofferati riponga la pistola e riprenda la fascia tricolore del sindaco. Torni in ufficio e dimostri, ad esempio, che le case sgomberate saranno affidate in tempi brevi a chi ne ha bisogno. Perchè la sicurezza è un valore, non l'unico valore.