martedì, novembre 08, 2005

La politica è morta

Rita Borsellino in corsa per la Regione Sicilia, l'ex prefetto di Milano Bruno Ferrante che si candida a governare la città. E poi Dario Fo, prima ancora Pippo Baudo. Non è più la politica champagne degli anni Ottanta in cui si inseguivano star e starlette per quattro voti. I personaggi di oggi hanno tutt'altra statura. Ma quale fenomeno abbiamo davanti? I movimenti, la società civile, la nuova voglia di partecipazione risvegliata dalle primarie dell'Unione descrivono sono una parte della storia. L'altra è la morte della politica.
Se i partiti, le organizzazioni che si candidano alla guida di un'amministrazione pubblica, non sanno esprimere personaggi in grado di guidare una città, una regione, o uno stato, a cosa servono? Presto si inizierà a parlare dei lasciti di Berlusconi alla politica italiana. Uno è sicuramente quello di aver fatto della politica una parolaccia e dei politici una sorta di dentisti assetati di soldi. Candidare, oggi, un politico a ricoprire una carica pubblica è diventata un'assicurazione sulla sconfitta. Il politico deve arrivare da fuori, dalle aziende, dalle università, dal mondo dello spettacolo, da qualsiasi parte. Basta non sia un politico.
Eppure non sempre i "non politici" hanno dimostrato di saper guidare un'amministrazione. Berlusconi ne è un esempio. Cofferati, che arriva dal sindacato, un altro. E' vero che la politica non deve essere un mestiere, ma partecipazione. Però se un Ferrante vuole davvero fare politica perchè non inizia dal basso, magari con un assessorato? Perchè Veronesi, altro nome bruciato a candidato sindaco di milano, non mostra prima la sua voglia di migliorare la città, invece di candidarsi a Palazzo Marino?

5 Comments:

Anonymous Anonimo said...

La politica cambia, ma resta. I partiti cambiano e chissà se resteranno e come diventeranno. Io sono contento che la politica non sià più appannaggio di pochi notabili, ma che si coinvolgano altre esperienze, magari temporanee. Dopodiché, un conto è Veronesi, un conto è Ferrante.
Per quanto il mio pregiudizio mi faccia diffidare di un uomo dell'ordine, Ferrante è sicuramente più preparato di Veronesi.

Fine prima parte

3:22 PM  
Anonymous Anonimo said...

Faccio una proposta: il prossimo candidato (sindaco, governatore o primo nistro) deve avere al massimo 40 anni. Come succede nei paesi del nord Europa.

Dom.

4:17 PM  
Blogger guido maurino said...

la mia obiezione non è data dal fatto che la politic possa essere fatta da tutti, ma inizio a credere (mio malgrado) che come in tutte le cose ci voglia un po' di preparazione. Quello a cui stiamo assistendo è che oggi chiunque abbia un bricciolo di popolarità rivendica posti importanti 8sindaco, premier, ....). Ma, alla prova dei fatti, non mi sembra che quisti nuovi venuti sappiano fare politica meglio degli altri. Fra Cofferati e Veltroni (e io ho già detto che sulla questione legalità Cofferati ha ragione)chi scegliereste?

4:39 PM  
Anonymous Anonimo said...

Tra Cofferati e Veltroni, e scusami se mi sottraggo al quesito, sceglierei il programma. Una certa "deriva" dei partiti dipende, secondo me, dalla personalizzazione della politica. E' un po' come il gioco del Fantacalcio (o del ct migliore per la nazionale): contano i risultati. E, dunque, i programmi con i quali si promette di ottenere questi risultati. Che poi le promesse siano spesso vane, è forse frutto del fatto che Cofferati, Veltroni, Berlusconi e Fini 8e chi per loro) vengono incalzati per la loro professionalità, faccia, e quant'altri fattori che escludono la squadra; e i suoi obiettivi.
Voglio dire, insomma, che mi piacerebbe sentire i politici parlare di precarietà o flessibilità, protezionismo o libero mercato, abbassamento delle tasse o incentivi sullo stato sociale. E - soprattutto - dei loro progetti per realizzare tutto questo. Cofferati è peggio di Veltroni? Chi lo sa... finché non si palesano. (Cofferati, per la verità, un po' lo sta facendo).

D.

6:47 PM  
Blogger guido maurino said...

I programmi sono, in genere, delle sciocchezze elettorali. Come fai a dire oggi quello che farai nei prossimi cinque anni. Ci sono al massimo dei principi generali ai quali una coalizione intende attenersi. Il resto (ed è la maggior parte del lavoro) è atività sul quotidiano, sulla risoluzione delle picole questioni di ogni giorno. Per fare questo continuo a credere che chi ha vissuto tanti anni a pane e politica sia più adatto di chi si improvvisa, parte con grandi dichiarazioni e si perde per strada.

9:06 AM  

Posta un commento

<< Home