L’altro ieri è venuto in visita alla scuola di giornalismo l'ex direttore del Tg5 Enrico Mentana. E' stato un bel pomeriggio di dibattito, anche se il chicco nazionale ancora una volta mi ha lasciato perplesso rispetto a molti dei temi affrontati. Ecco l'elenco di ciò che ricordo.
Oriana Fallaci. Qualche giorno fa in contemporanea al festival di Sanremo, canale 5 ha manato in onda uno speciale sulla Fallaci. Ammetto che non sono riuscito a finirlo. Però tutto questo incenso che si sta spargendo negli ultimi anni sulla Fallaci non lo capisco. Si dice che la giornalista fiorentina sia riuscita a raccogliere un malcontento che prima i mass media preferivano ignorare e si citano i milioni di copie vendute in tutto il mondo dei suoi ultimi libri. Libero ha addirittura iniziato a raccogliere firme per una petizione popolare con cui chiedere al presidente Ciampi di nominare Oriana Fallaci senatrice a vita. Ma stiamo scherzando? Se proprio dobbiamo nominare senatore a vita un razzista, xenofobo, sostenitore della superiorità della cultura occidentale, almeno facciamolo con chi per primo ha avuto queste brillanti intuizioni. Bossi andrebbe benissimo, ma Borghezio credo che rappresenterebbe la persona più adeguata. Non possiamo continuare a incensare chiunque abbia le peggiori idee e le scriva su un giornale. E’ vero (purtroppo) che i media premiano le opinioni fuori dal coro, ma la Fallaci senatrice è una colossale cazzata, quasi come quanto considerarla una pensatrice.
Il rientro forzato degli inviati in Iraq. Dice Mentana che è giusto far rientrare i giornalisti dall’Iraq perché rischiano la vita. Ma se i giornalisti se ne vanno, chi racconta la guerra? Chi racconta gli abusi dei militari? O il dramma di un popolo che soffre la fame, la guerra e il terrorismo? Chi fa il giornalista di guerra sa che va incontro a dei rischi, ma ritiene il suo lavoro così importante da giustificare i rischi, né più né meno di quello che pensano, o dovrebbero pensare, i militari sul fronte. Altrimenti dovrebbero fare gli impiegati di banca (con rispetto parlando). Chi, come il governo italiano, vuole il ritorno dei giornalisti dall’Iraq non ha paura per la loro incolumità, ma ha paura di quello che possono scrivere.
Chi è più libero fra Rai e Mediaset? Mentana sostiene che in 13 anni di onorata carriera Berlusconi l’ha chiamato non più di 20 volte e solo una decina da quando è diventato premier. Alla Rai, invece, ci sarebbero molte più pressioni perché l’editore di riferimento è il parlamento e quindi ogni partito ha diritto di reclamare perché ognuno “possiede” una quota della Rai.
Pur non difendendo la Rai a spada tratta perché sicuramente può fare meglio, se questa è la logica, Mediaset non avrà come editore il parlamento, ma ne ha uno solo: lui. Tanto è vero che anche Mentana è stato messo da parte quando non serviva più. Forse è più giusto, allora, pensare alla libertà come una conquista quotidiana, che va oltre il posto dove si lavora e attiene alla serietà del giornalista, al suo senso della professionalità e alla sua disponibilità a mangiare merda guardando gente meno brava che fa carriera al traino del politico o dell’imprenditore di turno.
Scusate la lunghezza, ma Mentana mica viene tutti i giorni.