mercoledì, marzo 09, 2005

L’altro ieri è venuto in visita alla scuola di giornalismo l'ex direttore del Tg5 Enrico Mentana. E' stato un bel pomeriggio di dibattito, anche se il chicco nazionale ancora una volta mi ha lasciato perplesso rispetto a molti dei temi affrontati. Ecco l'elenco di ciò che ricordo.

Oriana Fallaci. Qualche giorno fa in contemporanea al festival di Sanremo, canale 5 ha manato in onda uno speciale sulla Fallaci. Ammetto che non sono riuscito a finirlo. Però tutto questo incenso che si sta spargendo negli ultimi anni sulla Fallaci non lo capisco. Si dice che la giornalista fiorentina sia riuscita a raccogliere un malcontento che prima i mass media preferivano ignorare e si citano i milioni di copie vendute in tutto il mondo dei suoi ultimi libri. Libero ha addirittura iniziato a raccogliere firme per una petizione popolare con cui chiedere al presidente Ciampi di nominare Oriana Fallaci senatrice a vita. Ma stiamo scherzando? Se proprio dobbiamo nominare senatore a vita un razzista, xenofobo, sostenitore della superiorità della cultura occidentale, almeno facciamolo con chi per primo ha avuto queste brillanti intuizioni. Bossi andrebbe benissimo, ma Borghezio credo che rappresenterebbe la persona più adeguata. Non possiamo continuare a incensare chiunque abbia le peggiori idee e le scriva su un giornale. E’ vero (purtroppo) che i media premiano le opinioni fuori dal coro, ma la Fallaci senatrice è una colossale cazzata, quasi come quanto considerarla una pensatrice.

Il rientro forzato degli inviati in Iraq. Dice Mentana che è giusto far rientrare i giornalisti dall’Iraq perché rischiano la vita. Ma se i giornalisti se ne vanno, chi racconta la guerra? Chi racconta gli abusi dei militari? O il dramma di un popolo che soffre la fame, la guerra e il terrorismo? Chi fa il giornalista di guerra sa che va incontro a dei rischi, ma ritiene il suo lavoro così importante da giustificare i rischi, né più né meno di quello che pensano, o dovrebbero pensare, i militari sul fronte. Altrimenti dovrebbero fare gli impiegati di banca (con rispetto parlando). Chi, come il governo italiano, vuole il ritorno dei giornalisti dall’Iraq non ha paura per la loro incolumità, ma ha paura di quello che possono scrivere.

Chi è più libero fra Rai e Mediaset? Mentana sostiene che in 13 anni di onorata carriera Berlusconi l’ha chiamato non più di 20 volte e solo una decina da quando è diventato premier. Alla Rai, invece, ci sarebbero molte più pressioni perché l’editore di riferimento è il parlamento e quindi ogni partito ha diritto di reclamare perché ognuno “possiede” una quota della Rai.
Pur non difendendo la Rai a spada tratta perché sicuramente può fare meglio, se questa è la logica, Mediaset non avrà come editore il parlamento, ma ne ha uno solo: lui. Tanto è vero che anche Mentana è stato messo da parte quando non serviva più. Forse è più giusto, allora, pensare alla libertà come una conquista quotidiana, che va oltre il posto dove si lavora e attiene alla serietà del giornalista, al suo senso della professionalità e alla sua disponibilità a mangiare merda guardando gente meno brava che fa carriera al traino del politico o dell’imprenditore di turno.

Scusate la lunghezza, ma Mentana mica viene tutti i giorni.

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Partendo da modelli di comunicazione - ma non credo di idee - diversi (per quanto mi è parso di capire confrontando i nostri primi pezzi sul Ducato), penso mi tocchi fare un altro pò il rompiballe e spezzare una lancia a favore della Fallaci, che personalmente considero una del club dei grandi giornalisti italiani, assieme a Bocca e Montanelli (fin quando c'è stato).
D'accordo con l'autore: le ultime opinioni della Fallaci hanno dell'allucinazione. Ho sentito cose di questo genere soltanto nelle migliori erboristerie di amsterdam.
Nonostante ciò, non si può ignorare il fatto che la fallaci, come bocca e montanelli, hanno venduto pacchi di montagne di volumi. Perché? Perché forse hanno saputo meglio di tutti gli altri scendere dal pero dell'oggettività presunta: che poi altro non è che una diversa strategia di comunicazione. Alla fine conta il contenuto (sorry for the ripetition), e loro sanno capirlo, trovarlo, analizzarlo e comprenderlo, per poi spiegarlo nella maniera più diretta che c'è: il loro pensiero. Anche dietro alla presunta oggettività di Montanelli, se lo si legge bene, c'è la sua voce.
Il fatto per cui li difendo è che questi giornalisti hanno ancora l'abilità e l'intelligenza di chiedersi: ma quello di cui sto parlando interessa a qualcuno? e cosa è importante? E qual è la verità? E prendendo questa direzione, iniziano la loro lunga, lenta e metodica ricerca. Che per l'applicazione che ci mettono, non può poi non avere impatto e risonanza: effetti desiderabili per un giornalista, ché se nessuno ci legge, noi non esistiamo e allora ci aspettano le risaie nei campi.
Il difficile, ammetto, è non cadere nell'altro estremo (e non credo che loro ci siano finiti): dare tutto per ultra spettacolare. Ma tra il cinismo più becero e l'ottimismo (o presunto tale) più sfrenato, penso che esista una via di mezzo.
Porto un'esperienza che mi ha fatto scendere la catena: oggi ho scritto 5 brevi per la radio. Prendevo le notizie da internet, le tagliavo, le davo un tocco carino e comprensibile, e via... on the spot, ci siamo. Asettico come un chirurgo prima di un trapianto. Ma se non interessa a me, come può interessare a colui al quale mi rivolgo?

In amicizia,

5:57 PM  
Blogger guido maurino said...

Caro Lù,
innanzitutto grazie per il commento. Io naturalmente stimo e rispetto Montanelli (il migliore) e rispetto comunque anche Bocca e la Fallaci. I tre grandi nomi che tu fai, a mio avviso, hanno una differenza: Montanelli è rimasto un giornalista fino alla fine, anche quando diceva la sua sulle cose del mondo; Bocca e la Fallaci, no, hanno scelto di diventare dei saggisti, degli scrittori, degli opinionisti. In questo senso sono pronto ad ammettere che la Fallaci e Bocca sono due grandi scrittori, due che sanno come affascinare e coinvolgere il lettore, ma poi devono essere giudicati per le loro idee. Bocca è uno che ha fatto dell'antiberlusconismo il suo spirito guida. La Fallaci ha fatto dello scontro di culture - e, diciamolo, del razzismo - la chiave interpretativa della realtà. E su questo ha costruito il suo successo degli ultimi anni. Parla alla pancia di molti cittadini sparsi nel mondo, lo fa in modo formalmente perfetto e vende miliioni di copie dei suoi libri. Perchè? Perchè nella sua carriera si è costruita una credibilità indubbia come giornalista e oggi mette questo credito nei contronti dei lettori a servizio delle tesi peggiori che si possano difendere.
Poi, naturalmente, è chiaro che prima di arrivare ai livelli di Bocca-Fallaci ne dobbiamo ancora fare di strada, noi poveri comuni mortali.

9:15 AM  
Anonymous Anonimo said...

Testa vuota come un cocomero. Al secondo giorno di brevi radiofoniche, confermo l'impressione del primo giorno. Scusate la piattezza, ma dopo due giorni di radio la mancanza di raziocinio si sta impossessando di me. Domani ultimo giorno. Se sopravvivo provo di buovo a scrivere.

4:53 PM  
Anonymous Anonimo said...

E' grazie a gente come te che Berlusconi e il popolo delle "libertà" è ritornato al potere...prima di nominare la Fallaci sciacquati la bocca con HCl

3:27 PM  

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