Dimenticare l'11 settembre
Accettereste che il vostro parroco fosse istruito dallo stato italiano, secondo gli obiettivi e gli scopi di quest'ultimo? Accetterste che l'aspirante parroco sia selezionato valutando la sua "predisposizione" alla moderazione? O considereste tutto ciò un'ingerenza?Io la considererei tale. E per questo inorridisco di fronte all'articolo di Magdi Allam sul Corriere della sera del 25 aprile. In breve: Il Marocco è il primo Paese mussulmano a creare un master per formare imam, guide del culto maschi, e murshidat, guide religiose femmine. Al termine del corso, che dura un anno, verrà rilasciato un diploma statale con cui si potrà trovare più facilmente un posto di lavoro fisso nelle moschee e negli enti islamici. Disarmante l'analisi di Allam: "Se fosse necessaria l'ennesima prova della globalizzazione del fenomeno del terrorismo di matrice islamica, si prenda atto della significativa concomitanza con cui alcuni paesi mussulmani - oltre al Marocco, l'Egitto, l'Arabia Saudita, lo Yemen - e alcuni Paesi europei - tra cui Olanda, Francia, Gran Bretagna e Italia - stanno attuando o prospettando corsi di formazione di imam. perchè si è unanimemente compreso che alla base dell'azione terroristica vera e propria c'è un processo di indottrinamento ideologico che è il frutto di una certa predicazione estremistica da parte di taluni imam".
Che lo faccia il Marocco già non è una buona notizia, ma che si stia facendo strada, anche nella democratica Europa, l'idea di mettere il bavaglio agli imam per evitare il rischio di creare nuovi terroristi è inaccettabile. La separazione dei poteri, quella che discende dalla teoria dei due soli (potere politico e potere religioso), e la libertà di espressione sono sacrificate in nome della sicurezza nazionale. Sarà impopolare, ma non è accettabile.
Prima dell'11 settembre chiunque avesse esposto queste idee sarebbe passato, nei migliori dei casi, per xenofobo. Oggi invece tutto è consentito basta dire che il mondo è cambiato. Ma i valori rimangono gli stessi. Essere liberi di associarsi, di esprimere le proprie opinioni, di pensare che la via occidentale al progresso non sia la migliore fa parte del gioco. Sarà estremismo ideologico, ma fa parte del gioco. Si può combattere contro chi mette le bombe e contro chi fa attenttati terroristici, ma non gli si può impedire di parlare. Altrimenti avremo vinto in Iraq e in Afghanistan ma rischiamo di perdere la guerra più importante, quella dell'identità.