giovedì, novembre 23, 2006

Su di me

Sono dieci giorni che vivo di collaborazioni. Vivo? Diciamo che sto lavorando. Tanto. E sono contento perchè ci sono mille cose da fare. Poi mi fermo. Mi chiedo se durerà, se domani qualcuno mi dirà che no, quello che faccio non va più bene; e mi chiedo anche quanto potrò durare. Ormai faccio già pena anche ai miei coinquilini. Gente simpatica, per nulla "uè sun de milan", una vera affinità elettiva.
Poi c'è un'altra apertura da fare in radio, un pezzo da inventare e così tutto ricomincia. Sono anche indietro su un bel lavoro che volevo fare con bil. Non gli ho scritto perchè mi vergogno, ma adesso mi ci metto d'impegno. Non leggo i giornali, guardo al tv mentre mangio: almeno c'è il tg. A proposito, questo Riotta è più ruffiano di Mimun anche se sfrutta molto meglio i corrispondenti dall'estero. Vuoi per un centrosinistra che si regge per miracolo vuoi perechè caleranno gli ascolti con tutte quete aperture sul libano, non durerà. Mi ricorda qualcuno.

martedì, novembre 07, 2006

Affinità-divergenze fra il compagno lindo ferretti e noi


Non sono solito seguire i percorsi di scrittori e cantanti, la loro vita, le loro vicesitudini. Nemmeno quelle di Lindo Ferretti che oggi alla Feltrinelli di Milano ho scoperto essere (ri)diventato cattolico, ammiratore di Ratzinger e addirittura filo-esercito-israeliano.
I percorsi personali, d'altra parte come ha sottolineato lui stesso, non si criticano. Al massimo, aggiungerei, si discutono.
E nella discussione (che prosegue su questo blog dopo le chiacchiere con il dello) ci sta forse dire che l'errore della generazione ferretti è stato quello di sostituire a una chiesa - quella cattolica - un'altra chiesa - il comunismo - e poi ritorno. Sentire parlare ferretti, sentirlo dire che ritrova nelle parole di Ratzinger quello che lui stesso pensa è stato un colpo. Ma forse anche il segno di un'altra generazione che aveva più miti e più ideali della mia. E che (finendo per storpiare il messaggio religioso) continua a cercarne non accorgendosi che spesso il problema è quando innalziamo sull'altare qualcosa o qualcuno.