venerdì, novembre 18, 2005

la banda della polvere bianca

Adesso che è ufficiale, adesso che gli americani ammettono di aver usato a Falluja il fosforo bianco (un arma che brucia i corpi senza distinzione fra civili e rivoltosi, bambini e avversari) si aprono due questioni. La prima: quali sono i limiti che non si devono valicare affrontando una guerra? La seconda: bisogna ritirarsi dall'Iraq?
Falluja, il fosforo bianco e il reportage di Sigfrido Ranucci su Rai News 24 mostrano che "grazie a Dio abbiamo una democrazia". E certe cose, per fortuna, vengono fuori.
Il pensiero successivo è: "In cosa il sistema democratico differisce da quello di Saddam Hussein se, alla prova del nove, non ci sono nè limiti, nè contrappesi all'uso della forza. Che differenza c'è fra una dittatura e una democrazia che nasconde la verità ai suoi cittadini? Che uccide nel più barbaro dei modi, senza distinzioni fr combattenti e civili?". L'unica soluzione per ridare fiducia al nostro modello sarebbero le dimissioni di Bush. Ma se solo vent'anni fa i capi di stato erano leader capaci di capire quando bisogna uscire di scena, oggi non si schioda un premier nemmeno con le bombe al fosforo.
La seconda questione, invece, riguarda il ritiro dall'Iraq. La guerra era sbagliata. Non c'erano le armi di distruzione di massa. Saddam Hussein non era "un ragazzo come noi", ma uno dei tanti dittatori ancora presenti. Ma ormai la guerra "l'abbiamo" fatta. Abbiamo destituito un regime e adesso c'è il vuoto di un governo debolissimo, quasi un governo fantoccio, con elezioni di dubbia validità e un Paese spaccato. Se domani gli Usa, l'Italia e gli altri se ne andassero, cosa succederebbe. L'anarchia. Il tutto contro tutti. La guerra civile. Chi ha un'arma sopravvive, gli altri... pazienza. Per questa ragione chi dice: "Via subito dall'Iraq - e lo ripete da due anni - ha torto. Oggi non dobbiamo più discutere se la guerra sia giusta o meno. Ma come creare un governo stabile, con una polizia efficiente in uno stato dominato da bande.

5 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Credo che il ritiro dall'Iraq sia fondamentale. Per una questione di regole: l'Italia ripudia la guerra. Per una questione di giustizia: lasciamo all'Onu - ma diamogli gli strumenti - il difficilissimo compito di pacificare (per davvero) il paese. Le "forze occupanti" hanno dimostrato di non saperlo fare. E anzi: hanno fatto il contrario, scatenando rancori e odi. Difficile pensare che gli occupanti possano di colpo trasformarsi in crocerossine. Questo, almeno, è il mio pensiero.


Dome

3:43 PM  
Blogger guido maurino said...

Hai ragione, è difficile che gli occupanti si trasformino in crocerossine. Ma il ragionamento che faccio io è inverso: non si può dire ce ne andiamo che tanto poi se ne occuperà l'Onu, ma prima deve intervenire l'Onu e poi ce ne andiamo. Fare come ha fatto la Spagna di Zapatero (ce ne andiamo e poi se la sbrighino gli altri) non è serio.
Inoltre, sul fatto che l'Onu arrivi a mettere d'accordo gli stati che lo compongono per intervenire in Iraq - purtroppo - inizio a nutrire dei dubbi. L'Onu sarebbe la migliore delle soluzioni, ma al momento chi è disposto a praticarla?

5:34 PM  
Anonymous Anonimo said...

Quello che scrivi é ancora una volta vero. Impossibile che Bush si ritiri, difficile parlare di democrazia quando si tiene nascosto al proprio popolo l'uso di armi, che anche se legali, provocano sofferenze atroci, da sconsigliare abbandonare ora l'Iraq, anche se io, al tempo, avevo apprezzato la scelta di Zapatero. Il problema é che in guerra non ci sono limiti, le democrazie si accaniscono come le autocrazie, sugli affari militari vige il segreto di stato, mentre lo ius in bello permette l'abuso in guerra. E noi cittadini? l'unica arma é quella di votare diversamente alle prossime elezioni?
Silvia

3:34 PM  
Anonymous Anonimo said...

L'Onu non é una soluzione, perché é in profonda crisi e perché la situazione é estremamente compromessa e ci sono sempre i cari interessi economici...l'Iraq é una carneficina, ma anche una miniera d'oro per gli USA...purtroppo non é retorica, é la triste realtà
Silvia

3:35 PM  
Blogger guido maurino said...

Cara Silvia,
sono d'accordo. A volte fa male vedere quanto sia labile il confine fra democrazie e dittature.

10:39 AM  

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