lunedì, agosto 06, 2007

A chi convengono tre anni di precariato?

Più la guardo, più leggo i giornali e più mi viene da pensare a quel manifesto del pdci: "Se tre anni vi sembran pochi".

Provo a fare un passo indietro per riflettere sul perchè era stata introdotta la flessibilità nel mercato del lavoro. I punti erano sostanzialmente due: gestire fasi di superlavoro alternate a periodi di magra nelle aziende; consentire che le imprese avessero un congruo periodo di tempo per conoscere il lavoratore prima di accollarselo tutta la vita. Tre anni. Ci sono fasi di superlavoro aziendale che durano tre anni? Ci vuole tre anni per conoscere come lavora una persona? Onestamente non credo.

L'obiezione classica a questo ragionamento è che bisogna lasciare libere le aziende di assumere e licenziare liberamente perchè in questo modo possono prendere manodopera a cuor leggero sapendo di potersene liberare con altrettanta facilità. Teoria. E se arriva una crisi economica? La teoria economica liberista direbbe che l'aggiustamento di domanda e offerta di lavoro è più facile da far rientrare in un mercato aperto e dinamico. Ora guardiamo a quello che sta succedendo negli Stati Uniti con la crisi dei mutui ad alto rischio: un semplice ritocco dei tassi dell'interesse (non la perdita del lavoro) ha messo in ginocchio tutto un settore, fatto cadere pesantemente le Borse, ridotto sul lastrico un certo numero di società e impiegati che hanno perso il lavoro.

Tutti dicono che in Italia i mutui subprime non ci sono, per carità. Ma i mutui concessi a lavoratori precari, quelli sì, anche se non sono la stessa cosa. Cosa succederebbe se fra 5 anni, in piena recessione economica un certo numero di contratti a tempo determinato non venisse confermato? Panico. A quel punto forse varrebbe la pena scorrere la parte della riformetta Prodi che riguarda gli ammortizzatori sociali. Troviamo scritto: il 60% dello stipendio per un anno. Quindi, PANICO.

Perchè non sembri una questione ideologica, vi dico che sono disposto ad ammettere non tre, ma 30 anni di precariato. Ma se ci sono gli ammortizzatori sociali adeguati. Con le tutele di oggi, un anno mi sembra più che sufficiente. E visto i rischi sul sisetma economico che può innescare una massa di precari viene da chiedersi a chi convengano tre anni di precariato.

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11 Comments:

Anonymous Anonimo said...

"La cultura pone troppe domande". P.M.


by L. D.

3:35 PM  
Blogger guido maurino said...

e quindi... obbedir tacendo?

6:22 PM  
Anonymous Anonimo said...

Dimmelo tu.

8:11 PM  
Blogger guido maurino said...

io sono per le domande

12:42 PM  
Anonymous Anonimo said...

E chi si prende la responsabilità delle risposte?

1:39 PM  
Blogger guido maurino said...

sta diventando un dialogo freudiano. spiegati!

4:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

C'è poco da spiegare, si vede che va bene così!

L.D.

1:50 PM  
Anonymous Anonimo said...

Vieni o no in Corsica?! Questo si che è un bel concetto precario! Perchè devo prenotare il traghetto!

Movete e non fa il solito piemontese falso e cortese!

6:35 PM  
Blogger guido maurino said...

luca non so se c'ho le ferie devo aspettare il mio capo che rientri per ufficializzare

12:59 PM  
Anonymous Anonimo said...

Dai, Gum, prenota in traghetto, Gum

;-)

11:00 AM  
Anonymous Anonimo said...

Dal momento che la materia ci riguarda entrambi e l'argomento è "spinoso", ho avuto bisogno di rifletterci sù e ora ti dò la mia risposta.

Rifondazione e il Pdci sono dei coglioni. Prodi sta lavorando per cambiare la legge 30, "la legge Biagi la stiamo già cambiando", ha dichiarato il ministro del Lavoro Damiano rispondendo ai duri attacchi di Rifondazione e Pdci sul welfare. Che cercano lo scontro a tutti i costi, ma queste cose si fanno segretamente.

Il 20 ottobre sfida di piazze tra chi vuole cancellare la legge 30: la sinistra radicale contro la destra e i radicali. Allora, torna Berlusconi e possiamo anche dire addio a risolvere il problema del precariato: il contratto fisso ormai non lo fa più nessuno, come si è capito, tranne che nelle aziende "a rischio" o in settori specifici, che possono essere entrambi smantellati con facilità (e, dunque, non è più fisso).

Bisogna aprirsi e dare tempo, la politica è l'arte del possibile. C'è un'altra cosa da dire: la flessibilità è utile alle aziende per investire (la polemica sugli ammortizzatori sociali come si pone è strumentale, perché non ci sono i soldi per fare quello che avviene, ad esempio, in Francia, Gran Bretagna e Germania).

Il problema si pone quando, però, la flessibilità diventa precarietà (e, cioè, spesso in Italia, dove la gran parte dei precari sono in realtà "dipendenti mascherati").

Bisogna far sì che sia rispettata la legge sui contratti atipici, ad esempio istituendo finalmente, nelle camere di lavoro provinciali, le commissioni che sono previste dalla legge 30 per verificare la natura del progetto.

C'è, poi, un ultimo aspetto. Ci siamo scelti un settore in crisi, da quello che ho sentito io il giornalista era già precario venti, trenta o quarant'anni fa. Da questo punto di vista, non è cambiato nulla.

Diverso è il caso del giornalista con il tesserino in tasca che si adatta a fare desk, i box, l'infografica, scrivere i sottopancia o a organizzare qualcosa. Niente di male. Ma fa un altro mestiere.

Lù (sono stato prolisso, ma si tratta di un argomento che ha molte sfaccettature, come hai colto anche tu nel tuo post).

6:08 PM  

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