mercoledì, luglio 04, 2007

Pensioni, la riforma impossibile

Ha ragione Giavazzi e quanti come lui fanno osservare che in Italia ci sono oggi tre anziani oltre i 65 anni ogni dieci persone in età da lavoro (15-64 anni). Non ho dubbi che siano esatti i calcoli che dicono che fra quindi anni la proporzione sarà quattro su dieci e nel 2050 sarà di sette su dieci. Riformare il sistema pensionistico è necessario. Ma finora ci siamo concentrati sugli obblighi. Per gioco - ma fino a un certo punto - vorrei provare a stravolgere il concetto: non è necessario obbligare le persone a lavorare più a lungo, ma dare loro motivazioni perchè non vadano in pensione. In queto senso gli incentivi economici servono a poco. Piuttosto perchè non provare a:

1) organizzare il lavoro in modo che una persona si senta utile sul luogo di lavoro. Oggi abbiamo chi non aspetta altro che la pensione dal momento in cui inizia a lavorare. Perchè si sente sfruttato, sopraffatto da un sistema che non premia il merito, senza possibilità di evolvere nella sua condizione. Al contrario quei pochi a cui piace il loro lavoro ci rimangono fin oltre l'età della pensione perchè non lo avvertono come un peso (e non si tratta solo dei super manager). Intervenire sul lato dell'organizzazione e del merito avrebbe un forte impatto motivazionale.

2) riconoscere che certi lavori sono usuranti e non possono essere fatti tutta la vita. Occore quindi stabilire possibiltà di uscite anticipate e di formazione continua per poter accedere a posti di lavoro diversi nelle diverse fasi della vita.

3) concedere la pensione (magari non gravandola solo sull'Inps ma anche sulle spese sociali) per quei lavoratori che, per riconosciuti motivi di salute, a una certa età - non conta quale - non sono più in condizioni di lavorare. Certo i medici devono assumersi la responsabilità delle loro decisioni ed evitare di generare il circolo della mazzetta.

4) Pensare alla pensione come a un ritiro attivo. Molti anziani si dedicano al volontariato, ad attività sociali, alla cura dei nipoti svolgendo un'attività che spesso è fondamentale per la comunità, ma che non è riconosciuta economicamente. Incentivare e organizzare queste attività consentirebbe di dare valore agli anziani e alla loro attività, nei modi e nei tempi che queste persone avvertono essere nelle loro possibilità.

5) Separare la pensione da lavoro da tutte quelle forme di pensione assisteziale che oggi ricadono sull'Inps, ma che hanno a che fare con l'assistenza più che con la previdenza sfalsando tutti i calcoli Inps e facendo imbestialire i lavoratori.

Tutto questo basterebbe ad evitare un innalzamento dell'età pensionabile? Non lo so. In ogni caso alcuni di questi punti mi sembrano necessari a prescindere. Solo per un corretto funzionamento dell'economia.

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4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

condivido: un sistema di workfare, con formazione continua e valorizzazione del capitale umano e sociale.

10:13 PM  
Anonymous Anonimo said...

Il commento sopra è mio

LucaDI

4:50 PM  
Anonymous Anonimo said...

Mi viene un pensiero corrosivo: ma la via dell'inferno non era lastricata di buone intenzioni?

L.D.

6:29 PM  
Blogger guido maurino said...

la tua religiosità mi commuove l.d.

10:05 AM  

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