martedì, giugno 20, 2006

Montezemolo, avanti miei Prodi

Milano - Assolombarda. Ci sono stato ieri per l'assemblea annuale e ho notato alcune cose non uscite sui giornali.

Fra Montezemolo e Prodi è amore vero, profondo direi quasi elettivo. Ascoltando l'intervento del presidente di Confindustria si è percepita la perfetta sintonia fra i due. Per due volte Montezemolo ha fatto aprrezzamenti sull'intervento del ministro Bersani. E poi ha dimostrato di sposarne in pieno la ricetta economica: conti pubblici in ordine con manovra subito, riduzione del cuneo fiscale, lotta all'evasione. Nemmeno Epifani forse si sarebbe sognato di dire che bisogna finirla con i lavoratori autonomi: "Mi pare politicamente inaccettabile che il 40% dei lavoratori autonomi dichiari un reddito che è meno della metà di quello di un lavoratore dipendente".

Mi immagino la faccia di Tremonti seduto in prima fila quando il presidente di Confindustria ha lasciato partire delle bordate come: "La situazione (dei conti pubblici) è peggiore di quello che si credesse", "abbiamo usato l'11 settembre come un alibi (per la bassa crescita) mentre il paese sicuramente più colpito, gli Stati Uniti, dopo l'11 settembre sono cresciuti moltissimo". Montezemolo ha poi accusato il passato governo per gli aumenti salariali dei dipendenti pubblici che in quegli anni sono saliti del 30% contro il 13% dei dipendenti privati. Ha sottolineato come le politiche di riduzione della spesa e dei tetti non si sono rivelate utili, ha parlato della necessità che lo stato accompagni le imprese nella crescita, senza dimenticare che lo stesso stato ha un ruolo per lo sviluppo economico del paese.

Una bocciatura in piena regola per l'ultimo esecutivo e la firma di una carta in bianco per quello che si è appena insediato. In ogni caso una quasi perfetta coincidenza di obiettivi e ricette.

Ultimo aspetto significativo, la legge Biagi. Montezemolo ha sottolineato che va completata con la riforma degli ammortizzatori sociali. La logica è quella di proteggere il lavoratore e non il posto di lavoro. In pratica, non si obbliga l'azienda a tenere il dipendente anche se non vuole più, ma si aiuta economicamente il dipendente espulso dal mondo del lavoro. Se fosse possibile sarei d'accordo, ma mi sembra veramente dispendioso.