mercoledì, marzo 08, 2006

L'Unione (dei consumatori)

Si mormora che dietro la lista "Codacons" che si presenterà alle elezioni con il centrosinistra ci sia Prodi. Ne dubito. Ma a leggere l'intervento di ieri sul corriere della sera in cui il leader dell'Unione chiede la fine dello stato proprietario e la focalizzazione sullo stato regolatore si ha l'impressione che davvero si stia andando verso il partito dei consumatori.

Come leggere altrimenti affermazioni quali: "Più crescita e più equità passano anche per la difesa della capacità d’acquisto delle famiglie. Ciò vuol dire utilizzare tutte le leve disponibili per bloccare la deriva, unica in Europa, di aumenti indiscriminati e ingiustificati dei prezzi al consumo. In questa direzione, oltre al ripristino di una doverosa attività di controllo contro le speculazioni, andranno le politiche in favore del mercato. Ad esempio, perché non si dovrebbe potere liberalizzare il mercato di quei farmaci che vengono così assiduamente pubblicizzati in televisione?". O ancora. "Mezze liberalizzazioni hanno finito per produrre costi aggiuntivi e tariffe (da quelle elettriche, a quelle del gas e delle autostrade) più onerose per i consumatori e per le imprese (...) dovremo rendere più contendibile e più aperto questo mercato per avere imprese efficienti e tariffe meno care".

Non c'è nulla di male, ben inteso, in queste affermazioni. Semplicemente segnano una svolta per il modo di pensare il riformismo. Se al centro del discorso politico prima c'era l'uomo ora c'è il consumatore. Ma darsi come unico obiettivo la difesa del consumatore, oltre che riduttivo per la persona, non rischia di essere anche una debolezza dal punto di vista economico? Il consumatore, ad esempio, è spesso un lavoratore e una corsa esasperata alla riduzione dei costi rischia di penalizzarlo a livello salariale. Il ruolo dello stato in settori come l'acqua o l'energia e in tutti quegli ambiti considerati fondamentali per la sussistenza (istruzione, sanità,....) , poi, è ancora strategico per il sistema produttivo in senso lato. Pensare che l'unica cosa che interessi al citadino possa essere abbassare le tariffe non mi convince.

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Credo che il problema sia politico. E' il vecchio dibattito tra riformisti e massimalisti. Io, che sono un malato di politica, almeno, la vedo così. Da sempre i massimalisti si pongono obiettivi di progresso sociale collettivo; e da due secoli, i riformisti rispondono che bisogna concentrarsi su conquiste più piccole. Che so: un farmaco, e la sua liberalizzazione, come ora.

Tra le due anime della sinistra, non solo italiana (perché di due anime si tratta, tendenze quasi dello spirito a chiedere l'uovo anziché la gallina, o viceversa), come sempre non c'è un disaccordo, ma neppure intesa. E così ci interroghiamo se la liberalizzazione di un farmaco sia una vera conquista, un traguardo politico. Ma questo, per me, è sempre stato il nostro bello. Il libero pensiero.



Dome

8:08 PM  
Blogger guido maurino said...

io vedo nell'idolatrare il consumatore una forma di estremismo. Un'operazione per quanto importante come quella di consumare, una piccola parte della vita, diventa tutta la vita sociale della persona.

8:32 PM  

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