Dico. La Cei c'è. E' Prodi che si è nascosto

La nota della Cei di qualche giorno fa ribadisce cose in qualche modo ovvie e note del pensiero che si respira in Vaticano. "Solo la famiglia aperta alla vita - scrivono i vescovi - può essere considerata vera cellula della società perché garantisce la continuità e la cura delle generazioni". Ben venga il contributo della Chiesa che afferma il suo pensiero e cerca di farlo penetrare nella società. Poi dall'altra parte dovrebbe esserci un sistema politico che agisce con la sua autonomia. Quando a Prodi chiedono se le manifestazioni sulla base di Vicenza o sulle tasse o contro le liberalizzazioni o contro la Tav faranno cambiare idea al governo, il premier solitamente risponde così: "Teniamo conto dell'opinione espressa da chi manifesta pacificamente, ma il governo va per la sua strada". Nei fatti la gestione dell'impolarità è più ardua: sui taxi si è dovuto mediare, sulle tasse c'è una continua rincorsa all'annuncio che "le abbaseremo", e così via. Sui dico è lo stesso. Un gruppo come la Cei fa lobby e tutto torna in discussione. I governi (non solo quello Prodi) non sanno gestire l'impopolarità. Si fanno portare da questa o quella lobby. Fanno compromessi che non accontentano nessuno. E, infine, perdono consenso perchè invece di accontentare tutti scontentano tutti.