
In fondo sono un po' fuori tempo massimo, ma se ci torna anche l'espresso di questa settimana, forse il dibatttito sul partito democratico non è sepolto a Orvieto.
Sembra che il partito democratico si basi su una
visione di prospettiva - creare un'area riformista che diventi uno dei perni della politica italiana -; su
una premessa - la grande partecipazione che hanno avuto le primarie -; e alcune
considerazioni di ordine tattico come il desiderio di emarginare le ali estreme e il desiderio crescente nell'elettorato di superamento dei partiti tradizionali.
Quest'ultima questione è un ottimo punto di partenza perchè pone l'interrogativo principale:
i partiti sono superati? Gli ulivisti ne sono convinti e portano ad esempio la diminuzione del numero di tesserati e di coloro che partecipano alla vita di sezione. In questo senso hanno ragione. Ma le alternative ancora non si vedono. Se il partito democratico è un nuovo partito ricadrà presto tardi nelle stesse logiche e negli stessi problemi. Se invece è il modello "partito" che deve essere rottamato e si sostituiscono le sezioni e le feste con comitati elettorali e convention bisogna mettere in conto anche i rischi di rappresentare la politica soltanto come uno scontro che si consuma il tempo di un'elezione (un po' poco).
Un'altra considerazione è quella della
semplificazione che comporta la creazione del partito democratico, unione in buona sostanza della cultura socialista e cattolica. Far dialogare queste due visioni della società è stato fondamentale, ma fonderle è una forzatura guardando a oltre cent'anni di percorsi differenti e spesso paralleli. Avrebbe un senso se ci fosse una strada nuova alla quale aderire, ma per il momento siamo solo alle
etichette. Per non parlare delle questioni di fondo (eutanasia, droghe, istruzione pubblica) dove le posizioni rimangono molto distanti. La verità è che il centrosinistra è composto da due visioni riformiste e una massimalista: non sono la Margherita e i Ds a doversi unire, ma al massimo gli altri.
Ultimo appunto sulla valenza tattica. Si dice che con la lista dell'Ulivo, alla camera il centrosinistra abbia vinto meglio che non al senato dimenticando che le elezioni si sono giocate su un solo grande tema: viviamo meglio o peggio di 5 anni fa. I giovani sono quelli che più hanno subito gli effetti di una precarizzazione senza ammortizzatori. E al Senato si vota oltre i 25 anni. Avrà pur avuto un peso.